Omicidio Vassallo, il colonnello Cagnazzo presenta ricorso in Cassazione
| di RedazioneSi intensifica il dibattito giudiziario attorno al caso dell’omicidio del “sindaco pescatore” Angelo Vassallo, assassinato la sera del 5 settembre 2010 ad Acciaroli. Il colonnello dei carabinieri Fabio Cagnazzo, insieme al carabiniere Lazzaro Cioffi, l’imprenditore Giuseppe Cipriano e l’ex collaboratore Romolo Ridosso, è tra gli indagati per il presunto coinvolgimento nell’organizzazione del delitto e nei successivi depistaggi. Tutti hanno presentato ricorso in Cassazione per contestare le ordinanze di custodia cautelare emesse nei loro confronti.
Le accuse e la controversa ricostruzione
Secondo l’inchiesta coordinata dalla Procura di Salerno, Angelo Vassallo sarebbe stato eliminato poiché aveva scoperto e intendeva denunciare un traffico di droga operato ad Acciaroli. Dopo numerose riaperture del caso, nei mesi scorsi il quadro investigativo ha portato all’arresto dei sospettati, accusati di aver giocato ruoli chiave nel delitto e nella successiva manipolazione delle prove.
Tuttavia, le difese degli indagati sostengono che ci siano falle significative nell’impianto accusatorio. L’avvocato Ilaria Criscuolo, che rappresenta il colonnello Cagnazzo, ha evidenziato “profili di illogicità” nelle motivazioni che hanno portato alla conferma dell’ordinanza cautelare da parte del Tribunale del Riesame. Critiche simili sono state sollevate anche dagli avvocati Franco Liguori e Giuseppe Stellato, legali di Lazzaro Cioffi.
Contraddizioni e dubbi sulle esigenze cautelari
Tra gli elementi di contestazione figurano le presunte contraddizioni nei racconti dei collaboratori di giustizia, molti dei quali raccolti dopo il 2022. Secondo le difese, le testimonianze sarebbero state influenzate da ricostruzioni mediatiche, come quelle proposte dal programma televisivo Le Iene.
Un altro punto chiave riguarda le esigenze cautelari. L’avvocato Criscuolo ha sottolineato come sia difficile giustificare una misura restrittiva a distanza di oltre 14 anni dai fatti, definendo le motivazioni del Riesame “carenti, poco chiare e poco lineari”. Secondo i ricorsi, le argomentazioni dei giudici si sovrapporrebbero quasi integralmente a quelle già espresse dal giudice per le indagini preliminari (gip), senza aggiungere elementi sostanziali di novità.
La prossima fase in Cassazione
Con il ricorso alla Suprema Corte, gli indagati mirano a ribaltare le decisioni precedenti, chiedendo di riconsiderare le basi della custodia cautelare. La Cassazione sarà ora chiamata a valutare se le motivazioni del Riesame siano sufficientemente solide o se, come sostenuto dalle difese, presentino lacune tali da giustificare una revisione della misura restrittiva.
Intanto, il caso Vassallo continua a rappresentare uno dei capitoli più complessi e controversi della cronaca giudiziaria italiana, con un intreccio di accuse, depistaggi e dubbi che, a distanza di oltre un decennio, attendono ancora di essere sciolti.
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