Omicidio Vassallo, il Riesame non fa sconti: restano tutti in cella
| di Luigi MartinoA quattordici anni dall’efferato omicidio di Angelo Vassallo, il “sindaco pescatore” di Pollica, l’inchiesta giudiziaria continua a dipanare una trama di misteri e accuse che puntano il riflettore su personaggi di spicco e inquietanti connessioni. Dopo le ultime udienze fiume al tribunale del Riesame di Salerno, è stato deciso che i quattro indagati resteranno in carcere. Il caso, che sta vedendo un impegno serrato della Procura salernitana guidata da Giuseppe Borrelli, si avvale di un pool di magistrati composto dai pm Marco Colamonici, Francesco Rotondo ed Elena Guarino.
LE DECISIONI DEL RIESAME
I giudici, presieduti da Gaetano Sgroia, hanno rigettato le istanze di scarcerazione presentate dai legali di tre dei quattro arrestati: Giuseppe Cipriano, imprenditore di Scafati, il colonnello dei carabinieri Fabio Cagnazzo e l’ex brigadiere Lazzaro Cioffi. Tutti sono accusati di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e da finalità mafiose.
Romolo Ridosso, ex collaboratore di giustizia e figura chiave nelle recenti rivelazioni, non ha presentato ricorso. La sua testimonianza, considerata cruciale per l’avanzamento dell’inchiesta, ha portato nuovi dettagli che la Procura sta analizzando.
Il tribunale ha 45 giorni per depositare le motivazioni della decisione, dopo le quali i difensori potranno eventualmente ricorrere in Cassazione. Tra questi, l’avvocato Giovanni Annunziata, legale di Cipriano, ha già annunciato battaglia: «Riteniamo il nostro assistito completamente estraneo ai fatti. Faremo ricorso in Cassazione con nuove prove e documenti».
LE ACCUSE: UN QUADRO INQUIETANTE
Secondo l’impianto accusatorio, i quattro indagati avrebbero orchestrato l’omicidio di Vassallo per fermare le sue denunce su un traffico di droga che coinvolgeva il porto di Acciaroli. In particolare, Fabio Cagnazzo è sospettato di aver depistato le indagini, cercando di indirizzare i sospetti su Bruno Humberto Damiani, già noto alle cronache locali.
La testimonianza di Romolo Ridosso ha aggiunto nuovi tasselli: oltre al traffico di droga, sarebbe emersa una seconda motivazione legata a un furto nel ristorante di famiglia di Vassallo, che avrebbe coinvolto un collaboratore di Cipriano. Ridosso ha anche indicato il presunto esecutore materiale del delitto: Lazzaro Cioffi.
L’OPERAZIONE DEL ROS E GLI ULTIMI SVILUPPI
L’indagine ha avuto una svolta il 7 novembre scorso, quando i carabinieri del ROS di Roma hanno eseguito le misure cautelari emesse dal gip Annamaria Ferraiolo su richiesta della Procura di Salerno. Gli arresti hanno innescato ulteriori approfondimenti e un nuovo ciclo di interrogatori.
Durante l’interrogatorio di garanzia, Ridosso ha fornito dettagli che potrebbero riscrivere le dinamiche del caso, ma che necessitano di ulteriori verifiche. Tra i collaboratori di giustizia, infatti, le versioni convergono su un quadro di responsabilità che si intreccia tra ambizioni personali, corruzione e connivenze per coprire traffici illeciti.
UN PAESE IN ATTESA DI GIUSTIZIA
L’omicidio di Angelo Vassallo resta una ferita aperta per l’intera comunità di Pollica e per il Cilento. Il sindaco pescatore, simbolo di legalità e amore per il territorio, fu brutalmente assassinato il 6 settembre 2010, lasciando dietro di sé una scia di dolore e domande ancora senza risposta.
Mentre la giustizia prosegue il suo percorso, il caso continua a rappresentare uno dei più intricati e controversi nella storia recente del Mezzogiorno, con l’intero Paese che attende verità e giustizia per un uomo che ha sacrificato la propria vita per difendere la legalità.
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