Omicidio Vassallo, la gestione dei distributori di benzina tra gli interessi oltre la droga
| di Luigi MartinoProseguono le indagini sull’omicidio di Angelo Vassallo, il “sindaco pescatore” di Pollica, assassinato la notte del 5 settembre 2010. Oggi saranno ascoltati, durante gli interrogatori, due detenuti di spicco: Lazzaro Cioffi e Romolo Ridosso, entrambi già in carcere per altri reati e ora accusati di omicidio in concorso.
Cioffi, ex carabiniere, potrebbe avvalersi della facoltà di non rispondere, mentre Ridosso – ex collaboratore di giustizia e noto alle forze dell’ordine per i suoi legami con il clan camorristico Fezza De Vivo – potrebbe fornire una sua versione. Difeso dall’avvocato Michele Avino, Ridosso ha avuto in passato atteggiamenti ambigui e dichiarazioni contrastanti, ma resta al centro di una narrazione che vede coinvolti non solo lui ma anche il figlio, Salvatore Ridosso, e la compagna Antonella Mosca. È proprio Mosca a offrire agli inquirenti nuove testimonianze in parte coincidenti con quelle di un altro detenuto, Eugenio D’Atri, legato ad attività camorristiche nella zona vesuviana.
Dal carcere fiorentino
Secondo quanto emerso dalle testimonianze, pochi giorni prima del delitto Vassallo, Salvatore Ridosso aveva raccontato agli inquirenti di aver effettuato un sopralluogo ad Acciaroli con il padre Romolo e Giuseppe Cipriano, noto come “Peppe dell’Odeon”. La visita serviva a familiarizzare con il territorio, in particolare per verificare la presenza di sistemi di videosorveglianza, e sembra essere solo una delle due missioni compiute dai Ridosso nell’area cilentana poco prima dell’omicidio.
Lo spaccio ad Acciaroli
Le indagini coordinate dal procuratore capo Giuseppe Borrelli ipotizzano che Vassallo fosse venuto a conoscenza di un traffico di droga legato alla camorra, che sfruttava vie marittime tra Castellammare di Stabia e Acciaroli. Questo traffico avrebbe coinvolto membri del clan Amato-Pagano, e Vassallo potrebbe aver minacciato di denunciare le operazioni, divenendo così un bersaglio.
Nel periodo successivo al delitto, secondo Mosca, Romolo Ridosso si trovava in uno stato di forte tensione. Temeva che la sua conoscenza dei fatti potesse metterlo a rischio e chiedeva alla compagna di avvisare la famiglia nel caso non fosse tornato dopo i frequenti incontri con Cioffi e Fabio Cagnazzo, quest’ultimo all’epoca un maggiore dell’Arma.
Il carburante oltre la droga
Le dichiarazioni di Mosca agli inquirenti hanno rivelato anche un complesso intreccio di interessi tra i Ridosso e i due carabinieri, che andava oltre il presunto coinvolgimento nell’omicidio. Cioffi e Cagnazzo, infatti, avrebbero assistito Ridosso in affari, con un particolare interesse per la gestione di distributori di benzina. In uno schema di “muta assistenza”, come definito dal gip, i due ufficiali avrebbero agevolato l’assegnazione di almeno tre impianti della rete “Ewa” a Ridosso, con il sostegno di un commercialista amico di Cagnazzo.
L’inchiesta prosegue, mentre gli investigatori continuano a mettere insieme i tasselli di un mosaico intricato che lega interessi economici, criminalità organizzata e un omicidio ancora avvolto nel mistero.
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