Omicidio Vassallo: parla Antonio, il figlio del sindaco-pescatore. «Siamo solo all’inizio»
| di Antonio VuoloA quattordici anni dall’omicidio di Angelo Vassallo, il sindaco di Pollica noto come il “sindaco pescatore,” nuove rivelazioni hanno riportato speranza nella famiglia, da sempre in attesa di giustizia. Antonio Vassallo, figlio del sindaco assassinato, condivide riflessioni e speranze in questa intervista esclusiva.
Finalmente è stato fatto un passo verso la verità?
Antonio Vassallo: “Sì, finalmente. Da tempo sapevamo i nomi e il contesto dietro all’omicidio di mio padre, ma oggi abbiamo una certezza. Il filone è quello giusto: riguarda il traffico di droga. Mio padre lo aveva scoperto e cercava di contrastarlo. E ora abbiamo dei nomi, persone arrestate che erano già state menzionate in precedenti indagini. È come se finalmente si fosse rivelata una parte importante della verità.”
Qual è stata la sua reazione alla notizia?
Antonio Vassallo: “Ero con mia madre quando sono arrivate le prime telefonate e abbiamo letto le notizie sui vari siti. Non mi ha sorpreso del tutto, perché in questi anni di indagini certe informazioni erano emerse. Questa è solo una conferma ufficiale di ciò che già conoscevamo.”
Restano però diversi interrogativi da chiarire sull’uccisione del sindaco pescatore?
Antonio Vassallo: “Purtroppo sì. Ci sono ancora molte domande senza risposta, che solo le autorità competenti potranno chiarire. Come famiglia, apprendiamo le novità dai giornali, e speriamo, come abbiamo fatto in questi quattordici anni, che un giorno avremo tutte le risposte che ci aiuteranno a capire completamente cosa è accaduto quella sera.”
Si sa chi ha premuto il grilletto contro suo padre?
Antonio Vassallo: “Questo è uno dei tanti punti oscuri rimasti senza risposta. Tuttavia, è solo l’inizio: abbiamo dei nomi e delle persone arrestate, e da qui seguiranno ulteriori approfondimenti per arrivare a conoscere i fatti con maggiore precisione.”
C’è stato un momento in cui avete avuto paura che la verità non emergesse?
Antonio Vassallo: “Ci sono stati anni molto difficili, in cui temevamo di non conoscere mai la verità. Abbiamo avuto la sensazione che qualcuno potesse persino depistare le indagini. Alcune persone che rappresentano lo Stato potevano influenzare il corso della giustizia.”
A cosa si riferisce?
Antonio Vassallo: “Mi riferisco a tutto ciò che è stato fatto per ostacolare le indagini: azioni intraprese subito dopo l’omicidio, come la rimozione delle telecamere di sorveglianza. È doloroso sapere che le indagini siano state rallentate anche a causa di una persona dello Stato, come il colonnello Cagnazzo. Ci sono state azioni e omissioni che sono sembrate strane.”
Ha perso fiducia nelle istituzioni?
Antonio Vassallo: “Non posso nascondere che è difficile accettare che tra i presunti colpevoli ci siano persone che dovrebbero difenderci. Però ieri abbiamo avuto la conferma che lo Stato esiste e che le persone coinvolte sono state arrestate. Il lavoro fatto non è stato vano.”
Questa operazione vi rende un po’ più sereni?
Antonio Vassallo: “Non saprei dire. C’è una sorta di sollievo, ma anche una sensazione strana. Questa è una vittoria, e dovremmo esserne contenti. Abbiamo sempre chiesto la verità, e oggi ci è stata consegnata una parte importante. Vogliamo ringraziare chi ha lavorato con impegno a questo caso e speriamo di avere presto il quadro completo.”
Ha avuto contatti con la Procura?
Antonio Vassallo: “No, assolutamente. Abbiamo appreso tutto dai giornali. Siamo stati convocati in caserma a Pollica per ricevere informazioni sull’operazione che ha portato ai quattro arresti.”
Suo padre è diventato un simbolo di legalità e tutela del territorio. Quanto è stato difficile crescere senza di lui?
Antonio Vassallo: “Sicuramente avrei voluto rimanere più tempo un ragazzo, meno carico di responsabilità. La vita ha imposto a me e alla mia famiglia un peso enorme. Oggi abbiamo il compito di portare avanti il suo esempio.”
L’omicidio di Angelo Vassallo ha segnato profondamente la comunità di Pollica e il Paese intero. Ora, a quattordici anni di distanza, la famiglia continua a lottare affinché la verità completa emerga e renda giustizia a un uomo che ha sacrificato la vita per il bene del proprio territorio.
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