Omicidio Vassallo, ricoverato in ospedale il colonnello Fabio Cagnazzo
| di Luigi MartinoIl colonnello Fabio Cagnazzo, figura centrale nell’inchiesta sul brutale omicidio di Angelo Vassallo, sindaco pescatore di Pollica, è attualmente ricoverato in ospedale. Giovedì scorso, al momento della notifica dell’arresto da parte del ROS di Roma e della Procura di Salerno, Cagnazzo ha accusato un malore, motivo per cui si è scelto il trasferimento in una struttura ospedaliera militare anziché in carcere. L’interrogatorio di garanzia, previsto per sabato, potrebbe non portare nuovi elementi: sembra infatti che l’ufficiale intenda avvalersi della facoltà di non rispondere. La sua difesa, guidata dall’avvocata Ilaria Criscuolo, sta valutando un ricorso al Tribunale del Riesame. La legale ha sottolineato come, nei mesi precedenti, il colonnello abbia già risposto a domande per oltre dieci ore in un lungo interrogatorio davanti ai pm di Salerno.
Non c’è il nome del killer
L’inchiesta, intanto, continua a delineare contorni inquietanti. Il giudice per le indagini preliminari, nelle 400 pagine dell’ordinanza, ha infatti dichiarato che gli esecutori materiali del delitto non sono stati ancora “chiaramente individuati”, sebbene sia stato possibile ricostruire con dettagli e coerenza il movente e l’organizzazione dell’omicidio. Nonostante i progressi, il gip avverte che la ricostruzione investigativa non ha ancora fornito un quadro completo, lasciando aperti scenari che potrebbero rivelare ulteriori elementi di rilevanza sul movente dell’omicidio.
Gli altri nomi
Le indagini finora portano a un ipotizzato traffico di droga che Vassallo, da sempre impegnato a proteggere la sua comunità, avrebbe scoperto e deciso di denunciare. Tra i coinvolti, oltre al colonnello Cagnazzo, vi sono il collaboratore di giustizia Romolo Ridosso, l’imprenditore Giuseppe Cipriano e l’ex brigadiere Lazzaro Cioffi. L’inchiesta si muove con difficoltà anche a causa di un clima omertoso e diffidente che ha permeato i luoghi e le persone attorno al caso, come osservato dal gip.
Le parole degli inquirenti
L’ordinanza descrive dettagli sconcertanti: tra questi, l’uso “strumentale” di pentiti per agevolare un traffico di droga che dalla costa cilentana di Acciaroli si dirigeva verso Napoli. La droga veniva stoccata in un terreno vicino alla torre normanna del Caleo, di proprietà di imprenditori amici di Cagnazzo.
Quanto al colonnello, il gip non risparmia giudizi pesanti sulla sua condotta, ritenuta “spregiudicata” e improntata a una “preoccupante indifferenza verso i doveri del suo ruolo”, un atteggiamento che lo renderebbe socialmente pericoloso. Secondo il giudice, Cagnazzo avrebbe pianificato e orchestrato depistaggi per proteggere i veri responsabili del delitto. Questa attività sarebbe stata ideata in anticipo rispetto all’omicidio, elemento che – secondo gli inquirenti – avrebbe ulteriormente motivato i complici, fiduciosi di poter evitare le proprie responsabilità.
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