Omicidio Vassallo, secretati i verbali di Ridosso: è un «testimone chiave». Si cerca il killer
| di Luigi MartinoLa Procura di Salerno, guidata dal procuratore capo Giuseppe Borrelli, ha riaperto un capitolo cruciale nelle indagini sull’omicidio di Angelo Vassallo, il sindaco pescatore di Pollica, ucciso in circostanze mai chiarite nel 2010. Dopo il lungo interrogatorio di Romolo Ridosso, ex collaboratore di giustizia, la Procura ha iniziato a convocare alcuni testimoni già ascoltati nel corso di una decennale indagine, con l’intento di verificare le nuove dichiarazioni e raccogliere conferme che possano finalmente dare una svolta al caso.
Le dichiarazioni di Ridosso e i sospettati
Attualmente, i verbali dell’interrogatorio di Ridosso rimangono riservati, ma secondo indiscrezioni, le sue parole potrebbero aiutare a ricomporre il mosaico investigativo e fare luce sulla verità. Ridosso è stato sentito dagli inquirenti come testimone chiave per le sue presunte conoscenze sugli eventi. Al momento, è detenuto a Ferrara per altri reati, con una condanna che si estende fino al 2034. Tra le figure indagate figurano il colonnello Fabio Cagnazzo, accusato di aver orchestrato il delitto e sospettato anche di depistaggio, il brigadiere Lazzaro Cioffi, già condannato per legami con il narcotraffico, e l’imprenditore scafatese Giuseppe Cipriano. Gli avvocati degli accusati sono impegnati in una dura battaglia legale, preparandosi al giudizio del Riesame, mentre la difesa di Ridosso sta valutando se chiedere la revoca della custodia cautelare.
Il movente e l’ombra del narcotraffico
Uno dei nodi irrisolti dell’inchiesta riguarda l’individuazione del vero assassino e l’identificazione del movente preciso. Gli investigatori credono che il delitto di Vassallo sia collegato alla rete di narcotraffico che, all’epoca dei fatti, tentava di radicarsi lungo la costa cilentana, trasformando luoghi come Acciaroli e Torre Caleo in basi di scambio. Secondo quanto riferito, Vassallo conosceva bene la rete di spacciatori operanti sul territorio e tentava di contrastare l’influenza crescente dei clan camorristici, gestori dei traffici con i cartelli sudamericani.
Gli ultimi momenti e i sospetti degli inquirenti
Le ricostruzioni della scena del delitto mostrano che il sindaco si era fermato con qualcuno a cui probabilmente era familiare: il suo veicolo era fermo con i piedi ancora sul freno, il finestrino abbassato, segnali che indicano un dialogo prima del tragico epilogo. Vassallo aveva espresso timori per la sua sicurezza e spesso modificava i suoi percorsi per evitare incontri non desiderati. Nella notte dell’omicidio, l’isolamento della strada scelta dal sindaco e i nove colpi sparati a distanza ravvicinata suggeriscono una mano inesperta o un’esecuzione pianificata in modo approssimativo.
Una scacchiera giudiziaria complessa
La vicenda è ancora lontana dal chiudersi. Le nuove dichiarazioni di Ridosso e le prossime udienze potrebbero portare a sviluppi inaspettati, con la possibilità che lo stesso Ridosso venga reintegrato come collaboratore di giustizia, qualora le sue informazioni si rivelassero affidabili. La Procura prosegue il suo lavoro per chiarire l’intera verità e garantire giustizia a una comunità ancora segnata da una tragedia che, a distanza di 14 anni, attende una risposta definitiva.
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