Omicidio Vassallo, parla il fratello: «Fu ucciso lo Stato, qualcuno festeggiò. E quella macchina?»
| di Luigi MartinoSpuntano altri tre nomi nelle indagini sull’omicidio di Angelo Vassallo, il sindaco-pescatore di Pollica assassinato il 5 settembre del 2010. Il suo corpo fu ritrovato crivellato di colpi di pistola all’interno della propria automobile. Angelo fu ucciso mentre rientrava a casa e dopo cinque anni l’unico indagato era Bruno Humberto Damiani, un colombiano con doppio passaporto, conosciuto negli ambienti malavitosi del Salernitano con il soprannome di «Brasiliano». Pochi giorni fa, il pm Rosa Volpe, ha iscritto tre persone cilentane nel registro degli indagati che ora, quindi, salgono a quattro. La procura e l’Antimafia hanno seguito fin dall’inizio la pista dello spaccio di droga. Secondo gli inquirenti, infatti, l’ex primo cittadino, voleva fermare il traffico di stupefacenti che, negli ultimi anni, si era intensificato nel porto di Acciaroli. Dario Vassallo, fratello di Angelo e presidente della fondazione «Il sindaco pescatore», ha lottato al fianco della magistratura in cerca della verità.
Angelo probabilmente aveva scoperto qualcosa di grosso eppure c’è chi afferma che il suo omicidio non ha a che fare con la camorra. Cosa ne pensa il fratello del sindaco pescatore?
La notizia di altre persone finite nelle indagini, tutte provenienti dal mondo della criminalità, dimostra che mio fratello Angelo, era diventato un’ostacolo per il malaffare che intendeva stabilirsi nel territorio cilentano. Non sappiamo se siamo al punto di svolta ma, come Fondazione siamo con la Magistratura e con le forze dell’ordine tutti impegnati a fare venire fuori la verità. Il sindaco pescatore rappresentava lo Stato e lo Stato deve sapere chi sono i suoi nemici. Noi siamo impegnati con lo Stato e crediamo che lo Stato ce la farà.
Con questi tre indagati siamo a punto di svolta del caso? Come sta lavorando la magistratura?
La magistratura, ed in particolare la direzione investigativa Antimafia, sono fortemente impegnati sul caso Vassallo e noi abbiamo molta fiducia in questo apparato statale che in silenzio lavora alla ricerca della verità. L’impegno della Fondazione non è stato facile. Nel nostro percorso che dura da oltre 5 anni abbiamo incontrato di tutto, ma anche tanta speranza e tanta solidarietà. Ma abbiamo, purtroppo anche dovuto ingoiare pillole amare. Abbiamo incontrato anche volti istituzionali che hanno girato la testa da un’altra parte. Io e mio fratello Massimo, sostenuti dalle nostre famiglie e da una marea di amici, cittadini, amministratori, Sindaci e tante Autorità, dopo cinque anni e tre mesi, siamo ancora qui a difendere l’operato della Procura Antimafia di Salerno. La prima pillola amara l’abbiamo ingoiata subito dopo il fatto criminoso. Verso le ore 7,30 della mattina del 6 settembre, appena giunto da Roma, ho notato che la scena del delitto era occupata da un gruppo di alcune persone che sostavano curiose a guardare in quella autovettura, dove era il corpo senza vita di mio fratello, crivellato di colpi. La strada, evidentemente senza alcuna segnaletica di protezione del luogo del delitto, era libera al transito, tanto che un’autovettura, sempre la stessa saliva e scendeva liberamente. Non crediamo che questa misura fosse stata autorizzata e aspettiamo pazientemente che ci venga data una spiegazione legittima. Ribadisco il pensiero perché penetri nella mente di chi rappresenta lo Stato e ne deve garantire l’esistenza, quella notte è stato drammaticamente ucciso e con convinzione lo Stato, come è accaduto con Falcone e Borsellino e tanti altri magistrati, sindaci e amministratori che non si sono piegati al progetto della criminalità. Non vogliamo e non possiamo aspettare venti anni come nel caso Torre.
In quella automobile, quella notte, non è andato via solo un sindaco ma qualcosa di più. Cosa era Angelo per Pollica e per il Cilento? Perchè non bisogna dimenticarlo?
Per i cittadini di Pollica e dell’intero Cilento Angelo Vassallo rappresentava il sogno del riscatto di una terra rimasta sempre emarginata da ogni discorso di sviluppo. La sua uccisione ha portato sconforto e lacrime in tutti quelli che lo seguivano e lo amavano, ma anche godimento in quelli che lo vedevano un ostacolo al loro disegno affaristico. Questi avranno brindato e fatto festa, come è accaduto in tante drammatiche vicende italiane. Questi disegni sono destinati a fallire miseramente, come è accaduto per tanti altri. I fatti di Mafia capitale sono il classico esempio. Angelo nel Cilento forse per scelta politica è destinato ad essere dimenticato. Infatti dopo la sua uccisione non è stata presa alcuna iniziativa politica, neppure da quella parte che gli apparteneva, per ricordarlo o per interrogarsi sul «perché è stato ucciso il Sindaco pescatore». Forse il messaggio politico del sindaco pescatore, non era condiviso da tutti? O forse non faceva comodo a tutti, per cui andava eliminato? Perché? La Fondazione lo ha sempre proposto, ma tutte le volte che lo abbiamo proposto abbiamo incontrato qualche politico locale, impaurito di vedere disperdere i polli dal suo recinto, ha minacciato di querelarci. Per questi il pollaio non si tocca.
Abbiamo assistito addirittura all’evento organizzato il 5 settembre 2014 e 2015 (per ben due anni), sotto il patrocinio dell’attuale amministrazione di Pollica, in cui è stata fatta la sagra del pesce. L’attuale sindaco di Pollica, vice di Angelo Vassallo, e la sua amministrazione non si sono costituiti parte civile nel processo sulle «strade fantasma», in cui era imputato l’attuale sindaco di Agropoli, Franco Alfieri, all’epoca assessore alla provincia, politico della stessa parte. La strada pagata e non realizzata riguardava il tratto Celso di Pollica-Casalvelino. Il clamore sta nel fatto che la strada interessa Pollica e l’attuale sindaco di Agropoli, politico del Pd, dice di non aver visto 7 denunce fatte dal sindaco Vassallo, allora consigliere provinciale del Pd. Franco Alfieri non ha visto le denunce e neppure sapeva che quella strada non era stata realizzata e che era stata pagata sotto i suoi occhi? L’attuale sindaco di Pollica, Stefano Pisani, non si è costituito neanche nel famoso processo «Due torri» che ha visto indagati ed imputati una marea di persone tra amministratori, imprese e impiegati. Questo processo è venuto fuori dalle sette denunce fatte da mio fratello. Invece la Fondazione si è costituita e per la prima volta in Italia è stata ammessa una associazione, senza riconoscimento giuridico, in difesa di interessi che riguardano tutti i cittadini.
Ma la camorra nel Cilento, esiste?
La politica e la società civile non sa che in questi 5 anni vi sono stati nel Cilento, 86 atti intimidatori e minacce, 116 incendi di origine dolosa e reati ambientali, 25 tentati suicidi, 36 suicidi. E c’è ancora qualcuno che dice, non si sa perché, che la camorra non esiste nel Cilento. Ma si sono resi conto che questi atteggiamenti hanno fatto danni irreparabili ed enormi non solo alla figura di un Sindaco, ucciso per un ideale, ma soprattutto al Cilento. In questo nostro amato paese una parte della politica, per fortuna non tutta, non ha preso coscienza che viviamo in una società fatta di segni, di segnali e di comportamenti identici a quelli che scoppiano in Sicilia, a Cinisi, dove il boss festeggia alla faccia e alla vista di tutti i suoi cento anni di attività . Abbiamo anche sentito dire che Angelo avrebbe voluto le alici marinate. Dio li perdoni, ché non sanno quello che dicono. Quando viene ucciso un sindaco viene ucciso lo Stato e quindi ogni singolo cittadino onesto e leale lavoratore. Dunque questo cittadino deve alzare la testa e la mente per non dimenticare. Chi non vuole ricordare ha fatto una scelta ed è complice del malaffare!
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