Operazione Urus in Cilento, dati nei cellulari: discussione in tribunale. Udienza rinviata
| di RedazioneUn vasto schema di frode fiscale fu scoperto dalla Guardia di Finanza di Agropoli nell’agosto del 2021, coinvolgendo il territorio del Cilento che lo collegava direttamente con rapporti in Bulgaria. Durante l’udienza preliminare, il pm Vincenzo Palumbo e gli avvocati difensori hanno discusso riguardo l’estrazione dei dati dai dispositivi mobili sequestrati agli indagati all’epoca. Il giudice Mariachiara Sannino del Tribunale di Vallo della Lucania ha rinviato l’udienza al 2 luglio prossimo per consentire agli esperti dell’accusa di esaminare le memorie di computer e cellulari, mai consegnate e quindi mai esaminate, come eccepito dagli avvocati Giuseppe Saccone, Nicola Bonora e Alfonso Porciello.
Operazione Urus
L’operazione ‘Urus’, condotta dalle Fiamme Gialle sotto la direzione del capitano Ciro Sannino su delega della Procura vallese, ha portato al sequestro preventivo urgente di beni per un valore di 1 milione e 200mila euro. Cinque soggetti sono stati indagati per frode fiscale e autoriciclaggio transnazionale, in relazione a numerose irregolarità riscontrate sui conti correnti dell’imprenditore Concordio Malandrino, attualmente residente a Dubai e con precedenti per reati tributari e bancarotta fraudolenta.
Oltre a Malandrino, gli altri indagati sono Nicola Barese Sornicola, Marian Mihai, Gianfranco Soriano, Costantino Ruocco, Luigia Risi, Giovanni Casale, Teobaldo Monaco, Claudia Sabri e Krasimir Chegeliev, quest’ultimo residente a Novi Velia, attualmente irreperibile. Sono presunti titolari e legali rappresentanti di diverse società coinvolte nell’indagine.
Le indagini
Secondo le indagini, Malandrino avrebbe gestito diverse società nel settore della consulenza alle imprese, utilizzando prestanome per ottenere crediti d’imposta per la formazione del personale. Questo sarebbe stato fatto attraverso l’emissione di fatture false e schermature finanziarie per evitare il pagamento di imposte e IVA. I profitti illeciti sarebbero stati riciclati tramite l’acquisto di beni di lusso, come natanti e auto, immatricolati in Bulgaria per risparmiare su assicurazioni e bollo, e per l’acquisto del ristorante Umamì nel porto di Agropoli, che è stato completamente rinnovato con materiali pregiati destinati fittiziamente all’estero per evitare tasse. Nel gennaio 2023, su richiesta dei suoi legali, Malandrino ha ottenuto il dissequestro di beni per circa 600mila euro, tra cui un’imbarcazione di lusso e una Lamborghini.
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