Ora la tubercolosi fa davvero paura: 18enne in gravissime condizioni

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Ora la tubercolosi fa davvero paura: 18enne in gravissime condizioni

Secondo ricovero d’urgenza all’ospedale Cotugno per un giovane migrante africano, di 18 anni, le cui condizioni di salute sono gravissime. Il ragazzo, affetto da una forma avanzata di tubercolosi polmonare, è stato trasferito nel fine settimana dal pronto soccorso di Eboli a Napoli, dopo una lunga attesa per la disponibilità di un posto in reparto. Il suo quadro clinico è critico: i polmoni gravemente compromessi e la necessità di cure intensive rendono la sua lotta per la sopravvivenza un percorso estremamente difficile.

L’esame Tac effettuato a Eboli ha evidenziato una situazione drammatica, lasciando interdetti i medici. I primi sospetti sulla malattia erano emersi giorni prima, ma i sintomi iniziali sono stati sottovalutati, ritardando l’intervento medico. La tosse persistente si è trasformata in grave insufficienza respiratoria, un segnale d’allarme che ha reso evidente la necessità di un ricovero urgente.

Quando il diciottenne gambiano è arrivato all’ospedale di Eboli, il personale sanitario ha immediatamente attivato le procedure d’emergenza. Dopo la conferma della diagnosi, il pronto soccorso è stato evacuato per consentire una completa sanificazione degli ambienti, sospendendo le attività per circa due ore. Il giovane è stato isolato in una stanza dedicata, mentre gli altri pazienti sono stati riallocati in aree sicure.

L’episodio ha sollevato preoccupazioni riguardo alle condizioni sanitarie nel centro di accoglienza dei Monti Alburni, dove il giovane risiedeva prima del ricovero. Le autorità locali lamentano la mancanza di informazioni ufficiali da parte dell’Asl e dell’ospedale, lasciando aperti molti interrogativi sulle misure di prevenzione adottate. “Non abbiamo ricevuto alcuna comunicazione in merito a obblighi di isolamento o all’uso di dispositivi di protezione nel centro migranti”, ha dichiarato il sindaco della comunità coinvolta.

Cresce l’ansia tra i cittadini, preoccupati per la possibile diffusione dell’infezione. “Se l’ospedale ha messo in atto un protocollo di sicurezza così rigoroso, perché lo stesso approccio non è stato applicato al centro di accoglienza?” si chiedono in molti. Il timore principale riguarda la trasmissione della malattia a persone fragili, come anziani e operatori sanitari, in contesti di stretto contatto quotidiano.

L’attenzione ora è rivolta alle autorità sanitarie, chiamate a fornire risposte chiare e a garantire che tutte le precauzioni necessarie vengano adottate per proteggere la popolazione. La gestione del caso evidenzia la necessità di protocolli più efficaci nella prevenzione e nel trattamento delle malattie infettive, soprattutto in comunità ad alta densità abitativa e in condizioni di vulnerabilità sociale.

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