Orto condiviso al carcere di Eboli, Coldiretti consegna piantine ai detenuti
| di RedazioneContinua il progetto di agricoltura sociale “Orto Condiviso” sperimentato con successo nella Casa di Reclusione di Eboli e nato dalla collaborazione tra il penitenziario, la Coldiretti Salerno e l’associazione di volontariato Gramigna di Pago Veiano. Con l’orto condiviso, i detenuti curano lo spazio incolto all’interno della cinta muraria del Castello Colonna, come opportunità di riabilitazione e integrazione sociale. Questa mattina è avvenuta la consegna delle piantine offerte dal Vivaio Covimer di Battipaglia di Pietro Caggiano. Presenti tra gli altri Rosario Meoli dell’Associazione Gramigna, la direttrice del penitenziario Concetta Felaco, Paolo Farace segretario di zona Coldiretti Eboli.
L’iniziativa si inserisce nell’ambito delle attività per la responsabilizzazione, la risocializzazione e la riabilitazione del detenuto, nonché per la sua formazione professionale che può contribuire al futuro reinserimento lavorativo. Una iniziativa di successo che vede Coldiretti Salerno impegnata in prima linea. I detenuti, dopo aver preparato e concimato il terreno nelle scorse settimane, stanno lavorando alla preparazione dei solchi per la dimora delle piantine e delle sementi. Si tratta di persone coinvolte di età compresa tra i 19 e 45 anni che l’Icatt di Eboli accoglie, tossicodipendenti e/o alcoldipendenti provenienti dalla provincia di Salerno o dal territorio della Regione Campania, nella struttura collocata all’interno del Castello medievale di Eboli coinvolgendole in iniziative trattamentali e socio-rieducative.
“Come Coldiretti forniamo piantine e diversi tipi di prodotti – spiega il direttore di Coldiretti Vincenzo Tropiano – e soprattutto collaboriamo a un bellissimo progetto di speranza che vede protagonisti ragazzi molto spesso giovani. Per loro dedicarsi a questo genere di attività rappresenta un’importante occasione per mettersi alla prova. Entrando a far parte di questo progetto iniziano a cimentarsi con un lavoro vero e proprio, con un obiettivo terapeutico e una forte una valenza sociale”.
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