«Ospedale di Vallo della Lucania al collasso: reparti chiusi e pazienti in calo»

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«Ospedale di Vallo della Lucania al collasso: reparti chiusi e pazienti in calo»

La conduzione estiva dell’ospedale San Luca di Vallo della Lucania «non è stata all’altezza di fornire un’adeguata assistenza sanitaria alla popolazione». A sostenerlo il segretario politiche sanitarie della Uil Fpl Salerno, Biagio Tomasco, in una nota nella quale snocciola i dati degli accessi al pronto soccorso oltre a quelli relativi ai ricoveri nei mesi di luglio e agosto 2016, confrontandoli con quelli dello stesso periodo del 2015. «Dall’analisi dei dati – scrive Tomasco – risulta che la variazione percentuale degli accessi totali di pronto soccorso nel luglio 2016 rispetto a luglio 2015 hanno registrato un decremento pari a 5,93% e non del 6,64% (secondo la direzione di presidio). Una differenza minima (204 pazienti in meno) – fa rilevare – che però ci fa ragionare su quella che è stata la riorganizzazione messa in essere dalla direzione pro tempore di presidio, ovvero la chiusura di quattro reparti: Chirurgia generale, la Vascolare, Oculistica e Otorino». «Nei piani della direzione – precisa Tomasco – avendoli accorpati in un’unica “Chirurgia indistinta”, avrebbe dovuto garantire la necessaria assistenza ai pazienti». Tutto bene «se non fosse che nei fatti tanto non sia avvenuto in quanto con l’organizzazione messa in essere abbiamo assistito a un totale di 40 ricoveri nella chirurgia indistinta (18 in Chirurgia generale, 4 in Vascolare, 11 in Oculistica e 7 in Otorino) a fronte di 60 ricoveri in chirurgia d’urgenza, 49 in medicina d’urgenza, 99 in medicina generale, 48 in neurochirurgia e 53 in ortopedia». Il rappresentante sindacale denuncia inoltre che in «tutti i reparti si è viaggiato costantemente al di sopra delle unità letto assegnate, ovvero le canoniche 20 per la Chirurgia d’urgenza che ha registrato una media di 26 posti letto; 15 anziché 10 posti letto della Medicina d’urgenza; 36 anziché 30 della Medicina generale; 19 invece di 15 di Neurochirurgia; 26 piuttosto che 20 di Ortopedia. La ragione di tanto – evidenzia – è da ricercarsi unicamente nella chiusura dei quattro reparti che se tenuti aperti e operativi, avrebbero potuto fungere da “serbatoio” per le altre Unità operative, che hanno dovuto gioco-forza sobbarcarsi un surplus di lavoro senza incremento di risorse umane».

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