Padula, polemiche su screening in piazza. Ferrigno: «Quali criteri per i tamponi?»
| di Redazionedi Pas. Sor.
Tiziana Bove Ferrigno, consigliere di opposizione di Padula, denuncia quanto accaduto ieri mattina a Padula in Piazza Umberto I durante lo screening organizzato dall’amministrazione. «Assembramento di persone in attesa di essere sottoposte al tampone per sapere se affetti o meno da Coronavirus? Diversi cittadini sono stati individuati e contattati personalmente ed inseriti in apposito elenco per essere sottoposti ad analisi». La Ferrigno critica il sindaco Paolo Imparato: «Ha dichiarato con comunicato stampa, divulgato solo a conclusione delle attività, che ‘con questa iniziativa si intende monitorare l’attuale situazione epidemiologica attraverso l’esame delle persone maggiormente esposte al rischio contagio. Grazie all’importante contributo professionale offerto dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno che ha effettuato circa 350 tamponi a medici di base, dipendenti pubblici, forze dell’ordine, vigili urbani, volontari Protezione civile, operatori trasporto pubblico, case famiglia, questo è stato possibile’. Guarda caso tra i primi a fare il tampone sono stati amministratori e parroci con annessi e connessi». E ancora: «D’altronde i casi più noti sono sotto gli occhi di tutti: intere squadre di Serie A, sindaci e politici sottoposti a test, piuttosto che operatori sanitari ogni giorno a stretto contatto con il rischio contagio. A seguito di ciò allora ci si chiede: perché non è stata resa pubblica questa attività dell’Amministrazione informando tutti i cittadini di Padula? In base a quali criteri sono stati individuati i “soggetti a rischio” e inseriti in elenco? Perché data l’efficienza e la disponibilità di risorse economiche (dirette o indirette) non è stato esteso a tutti i lavoratori e/o a tutti i cittadini che magari ne facevano richiesta per il tramite dei loro medici condotti? Eppure le indicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) nonché le linee guida e le ultime circolari in vigore emanate dal Ministero della Salute, individuano i profili delle persone da sottoporre al test, raccomandando quindi, sin dall’inizio del contagio, di fare il test ‘a qualsiasi persona che potrebbe aver contratto l’infezione da coronavirus e comunque di sottoporre al test soltanto le persone che presentano sintomi riconducibili con sicurezza all’infezione da COVID-19’ . È una definizione netta e chiara – continua Ferrigno – che si scontra con gli approcci utilizzati questa mattina dall’autorità locale, ovvero perché in assenza di sintomi sono stati effettuati i test? Perché questi protocolli non sono stati recepiti agendo in modo autonomo ad esclusivo scopo promozionale? Perché è stato necessario tutto ciò se come Comune non ricadiamo in Zona definita Rossa. Inoltre, fare moltissimi e inutili test darebbe alle persone che risultano negative l’illusione di essere scampate al contagio. E infine come mai non è stata l’Asl competente territorialmente a seguire questo processo piuttosto che l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Portici? Tutto ciò non appare per niente razionale. Perché queste operazioni sono state effettuate in luogo pubblico o meglio nella piazza principale del paese e non in opportune sedi, a tutela di tutti gli altri cittadini che contestualmente, rispettando le norme, si recavano per necessità presso la Farmacia e/o l’ufficio postale? Se proprio necessario non sarebbe stato opportuno effettuare in luogo diverso magari restando in macchina come già fatto in tanti altri posti d’Italia? O forse procedure “normali” e di “prassi consolidate” avrebbero reso meno promozione politica, in vista anche delle imminenti elezioni amministrative previste per il 2021. Ai posteri l’ardua sentenza, su questo e su tanto altro che quotidianamente siamo costretti ad assistere», conclude.
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