Padula, simula rapimento per estorcere denaro ai familiari: arrestato 42enne
| di RedazioneNella mattinata odierna, su disposizione della Direzione Distrettuale Antimafia di Potenza, i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Salerno hanno dato esecuzione a un’ordinanza applicativa di misura cautelare in carcere emessa dal GIP del Tribunale di Potenza su richiesta di questo Ufficio nei confronti di Fedele Marotta, classe 82, e di altro soggetto rimasto irreperibile, indagati, unitamente ad altri soggetti – sia noti che in via d’identificazione – per estorsione aggravata, simulazione di reato e calunnia.
Il provvedimento cautelare segue una complessa attività investigativa svolta attraverso intercettazioni, escussioni di persone informate, perquisizioni, esami di tabulati e di smart phone che è stata svolta dai CC di Salerno coordinati dalla DDA potentina.
Il Giudice ha ritenuto — ferma restando la presunzione di non colpevolezza fino condanna definitiva — la sussistenza di gravi indizi a carico dei predetti indagati che, in concorso tra loro, con azioni coordinate e dettagliatamente preordinate, alla fine del novembre 2023, avrebbero simulato un rapimento a scopo di estorsione per ottenere un ingiusto profitto economico in danno dei familiari e, segnatamente, dal cognato e della sorella dell’indagato.
In particolare, emergeva – sulla base degli indizi raccolti, e, segnatamente di testimonianze, messaggi telefonici acquisiti e delle intercettazioni — che il giorno del presunto rapimento a scopo di estorsione, avrebbe simulato di essere in procinto di incontrare, in zona di Padula, dei soggetti collegati ad un clan mafioso che lui stesso — come raccontava alla sorella nel corso di una concitata telefonata – intendeva dissuadere dal proposito di sequestrare i figli della sorella e del cognato.
Poi, in una telefonata immediatamente successiva, al momento del simultato incontro con i presunti malfattori – proprio per dare una ulteriore apparenza di veridicità al sequestro – richiedeva, con toni preoccupati, alla sorella di allertare le Forze dell’Ordine. Ciò perché a suo dire – per il numero dei soggetti che erano giunti per incontrarlo, per li loro atteggiamento e per le stesse modalità con cui lo stavano approcciando – temeva che potesse succedergli qualcosa di grave.
Successivamente, per quanto ricostruito sula base dei gravi indizi raccolti, gli indagati ed altri complici in via d’identificazione: avrebbero simulato del tracce del sequestro di persona del 42enne, lasciando l’auto abbandonata in aperta campagna, con i fari accesi ed i cellulari nell’abitacolo; avrebbero inscenato, per otto giorni (durante i quali si mettevano reiteratamente ni contatto telefonico con al moglie e la sorella di quest’ultimo) lo stato di prigionia in un luogo segreto, al fine di costringere la sorella (e per essa, il cognato) a versare un riscato per al liberazione di euro 500.000, non riuscendo però a conseguire il profitto a causa delle resistenze dei predetti familiari.
©Riproduzione riservata