Paestum, il concerto della Banda dell’Aeronautica all’ombra del Tempio di Nettuno

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Paestum, il concerto della Banda dell’Aeronautica all’ombra del Tempio di Nettuno

Nell’area archeologica di Paestum, all’ombra del Tempio di Nettuno, giovedì 11 luglio alle ore 21, si esibirà la Banda Musicale dell’Aeronautica Militare, diretta dal Maestro Maggiore Pantaleo Leonfranco Cammarano, cilentano doc, il quale dette il via, lo scorso inverno, alle celebrazioni per il centenario dell’Arma dei Cieli. 

«Proprio nel giorno in cui decolla definitivamente l’aeroporto Salerno-Costa d’Amalfi – ha dichiarato un Franco Alfieri, in doppia veste di sindaco del comune ospitante e di Presidente della Provincia di Salerno –  Capaccio Paestum sarà sede, in uno dei suoi luoghi più suggestivi, del concerto della Banda dell’Aeronautica Militare. Sarà, questa, il momento culminante di una rassegna musicale che sta accompagnando l’estate della città dei templi, l’occasione per ospitare la prestigiosa banda della forza armata italiana deputata alla difesa dello spazio aereo nazionale. Sarà per Capaccio Paestum una serata di buona musica, ma anche la circostanza per mostrare gratitudine per i servizi che, da oltre “cento+1” anni, l’Aeronautica Militare rende all’Italia e ai suoi cittadini».

Celebrazioni, post centenario, in un luogo mistico che vedrà lo svolgimento del “rito” del concerto, per questa formazione, il cui nucleo vede rappresentata, nel suono di diversi maestri, l’eredità della prestigiosa scuola di fiati salernitana, che è sempre stata serbatoio di eccellenti strumentisti, in particolare per questa banda. 

Il concerto

Verrà eseguito, per l’occasione, un poema sinfonico del compositore e primo clarinetto della Banda musicale dell’Esercito italiano, Salvatore SchembariMagna Grecia, in quattro movimenti. Il brano nacque tra le mura del conservatorio di Salerno, dove il Maestro si diplomò in strumentazione per banda e dal suo docente Luigi Avallone, gli fu chiesto un percorso tra i luoghi che salutarono lo splendore dei greci. Ciascuno di questi movimenti si rifà a una diversa ambientazione.

Il “solo” iniziale del corno inglese, che ascolteremo dal sax alto, poi seguito dal fagotto, ci porta in una mitologica atmosfera di fauni che si aggirano tra i ruderi dei templi di Paestum, dando così nuova vita alle loro antiche glorie.  Il secondo movimento è ispirato a Metaponto. Antiche ninfe si risvegliano e, quasi in punta di piedi, danzano con timbri delicati ed eterei, nei quali i suoni iniziali dei Flauti recano una diversità timbrica rispetto al precedente movimento. Il terzo movimento schizza i bronzi di Riace. Queste imponenti statue non potevano essere tradotte che dal possente timbro degli ottoni all`unisono, che  eseguono taglienti squilli sul tema tratto dall’ “Epitaffio di  Sicilo”, melodia in modo frigio, considerato il più antico brano musicale che, come fosse “il Dio della guerra”, fa il giro tra le varie sezioni strumentali. Il movimento finale ci porterà nel teatro di Siracusa.

Se nel secondo tempo la dolcezza dei flauti ci suggeriva graziose ninfe danzatrici, qui le danzatrici, trascinate dall’incessante ritmo delle percussioni e dei flauti acuti, si scatenano in un acceso e trascinante finale, che sembra riportarsi, nel modo ionico, nello spirito del ditirambo, riti dionisiaci per gli strumenti cari al loro Dio. Naturalmente, il concerto principierà con la splendida marcia d’ordinanza dell’Arma Aeronautica, composta nel 1937 dal primo maestro direttore della banda della Regia Aeronautica, Alberto Di Miniello, che arrangiò una melodia di Romualdo Marenco, tratto dal balletto “Amor”, col suo meraviglioso trio, non lontano da una “scivolata” di ali. Primo brano in programma English Folk Song Suite composta da Ralph Vaughan Williams nel 1923. La suite è composta da tre movimenti: Marcia, Intermezzo e un’altra Marcia. La prima marcia si intitola Seventeen Come Sunday, l’Intermezzo è sottotitolato My Bonny Boy e il movimento finale è basato su quattro Folk Songs from Somerset. Interessante l’intermezzo My Bonny Boy ,che si apre con un assolo in modo dorico per l’oboe (a volte raddoppiato o suonato dalla cornetta solista) sulla melodia dell’omonima canzone folk, che viene ripetuta dagli strumenti del registro basso. A metà del movimento, un Poco Allegro, attacca Green Bushes, un valzer tipicamente inglese, in minore, suonato da ottavino, clarinetto in mi bemolle e oboe, poi ripetuto in maggiore dagli ottoni bassi. Finale con Folk Songs from Somerset, in cui riconosceremo le famose melodie Blow Away the Morning Dew, Whistle, Daughter, Whistle e John Barleycorn, assemblate in una marcia tripartita. 

Si passerà, quindi, al Giacomo Puccini, dell’ intermezzo da Manon Lescaut, autore caro alla intera e musicale famiglia Cammarano, che ascolteremo nella trascrizione originale dello stesso Maestro  Maggiore Pantaleo Leonfranco. La partitura originale si affida agli archi, per affermare lo stato d’animo di dolore disperato sul frammento del leitmotiv di Manon armonizzato cromaticamente. Viola e celli che hanno da respirare in orchestra e gli eccellenti fiati della banda che avranno da trasformarsi in archi per queste meditazioni d’ispirazione  wagneriana, che ci fanno balenare dinanzi l’inizio del III atto di Die Meistersinger, fino alla triade affidata alle trombe con sordina, quale raggio di flebile speranza. Omaggio all’indimenticato Maestro Francesco Cardaropoli, eccellenza del territorio, con una marcia sinfonica, dedicata proprio alla “Banda Musicale”, con il trio affidato alla sezione dei sassofoni, rasserenante, dopo i contrasti tra bassi e le non semplici incursioni dei clarinetti. Finale del programma ufficiale, prima dell’esecuzione del Canto degli Italiani, con la Theatre music di Philip Sparke, che si compone di un’ Ouverture, un Entr’acte e il Finale, che si apre con una raffica di semicrome per continuare con un ritmo brioso e vivace, per indi passare al secondo movimento, in cui si porrà in luce il bel suono, il fraseggio e la fluidità delle diverse sezioni e riprendere il ritmo iniziale, con una sezione centrale legacy, sfociante nella ripresa dei temi dell’overture.

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