Piste ciclabili? In quali condizioni?
| di Biagio CafaroQualche tempo fa questo giornale ha pubblicato alcuni articoli sulla pista ciclabile di Ascea Marina, parallela al lungomare. Le condizioni non erano delle migliori. In quegli articoli avevamo scritto che le piste ciclabili cilentane non sono per niente numerose, anzi, e quelle che ci sono non sembrano essere valorizzate.
Qualche giorno fa abbiamo voluto perlustrare un’altra pista ciclabile cilentana, quella che si trova a Palinuro, e affianca un pezzo del fiume Lambro per un paio di chilometri. Il primo problema riscontrato è la segnaletica. Dalla strada principale, l’ex sr 447, non c’è nessun cartello che conduca alla pista ciclabile, infatti le persone che non conoscono il territorio non possono sapere come arrivarci. Per arrivare alla pista ciclabile bisogna attraversare una strada in terra battuta, ottima soluzione per preservare il territorio, ma poco adatta alla bici se non la si sottopone ad una ordinaria manutenzione. Infatti, la strada è piena di buche. Andando avanti si nota che ai lati della strada, in più punti, sono stati abbandonati rifiuti, tra cui bottiglie vuote e sacchetti di plastica. Percorrendo il tratto di strada che ci porta alla pista ciclabile incontriamo qualche mezzo agricolo, infatti la strada conduce a diversi campi agricoli, sembra di percorrere un percorso ciclo-agricolo. Andando avanti troviamo la pista ciclabile o meglio, il cartello indica la presenza di una pista ciclopedonale e la superficie non è in terra battuta, come la strada che ci ha portato fin qui, ma in cemento. Il tratto ciclopedonale non è accessibile a nessun mezzo meccanico anche se il codice della strada all’articolo 2 comma 3 sezione F-bis recita: “Itinerario ciclopedonale: strada locale, urbana, extraurbana o vicinale, destinata prevalentemente alla percorrenza pedonale e ciclabile e caratterizzata da una sicurezza intrinseca a tutela dell’utenza debole della strada”. Ritornando alle condizioni della pista ciclabile, gli ostacoli che non permettono l’accesso a nessun automezzo sono talmente ben fatti che rischiano di ostacolare perfino una bicicletta. Infatti in più tratti del percorso ciclopedonale, sono posizionate due sbarre in metallo perpendicolari al terreno, che rendono difficile il passaggio di un manubrio di una bicicletta da corsa, meno largo di una mountain bike, costringendo quasi a fermarsi per non urtare le sbarre. I pericoli non sono finiti, e un cartello posticcio con scritto “strada chiusa” si rivela come presagio. Continuando il percorso alcuni cani, separati da una recensioni iniziano ad abbaiare minacciosi, ma non è questo il pericolo, il pericolo è dato dalle condizioni del percorso, sporco e abbastanza pericoloso. Anche la vegetazione, fatta di rami secchi, ostacola il percorso.
Il problema che si vuole segnalare non è dato dalla pista ciclabile in se, che se valorizzata sarebbe un valore aggiunto al nostro territorio, ma è la manutenzione e l’attenzione verso questi percorsi, la quale manca soprattutto con l’autunno e l’inverno. Il nostro territorio è caratterizzato da un turismo esclusivamente estivo, forse sarebbe il caso di chiedersi il perché. Magari una cura maggiore, durante tutto l’anno, nei confronti del nostro territorio potrebbe incentivare un turismo permanente, che in un territorio con clima mite, come il Cilento, sarebbe possibile. La pista ciclabile è solo un esempio. In tutta Europa si sta sviluppando il cicloturismo, che, se incentivato anche nel Cilento, permetterebbe anche un turismo non esclusivamente balneare. Ma per fare ciò non bastano due piste ciclabili di pochi chilometri, oltre a considerare le strade invase dalle buche, quando va bene. Ci sarebbe bisogno di un impegno serio e costante, per migliorare, e in alcuni casi rendere agibili, le vie di comunicazione cilentane.
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