Partito da Assisi Stefano Lotumolo è arrivato a Riace, l’abbraccio con Mimmo Lucano
| di Redazionedi Giangaetano Petrillo
Ha raggiunto Riace, Stefano Lotumolo, il 33enne lucchese che partito da Assisi a piedi e mantenendo un religioso silenzio, oggi ha raggiunto Riace. Nonostante la difficoltà del cammino, è riuscito ad abbracciare Mimmo Lucano, l’ex sindaco del modello Riace, fondato sull’inclusione e l’integrazione dei migranti che raggiungevano le coste calabresi già a partire dagli anni ’90.
Da San Francesco, «simbolo del rispetto per ogni essere vivente», a Mimmo Lucano, riferimento contemporaneo di chi ha una certa visione del mondo. L’intento del cammino, di questa impresa personale è quello di far «capire che i limiti nella mente sono delle barriere che ci creiamo noi». Ad accoglierlo per le vie di Riace, oltre all’ex sindaco Lucano, un gruppo di bambine e bambini figli di quelle persone giunte ed accolte dalle politiche promosse negli anni dall’amministrazione Lucano.
«Mi sento rilassato», queste le sue prime parole, dopo giorni in cui il tabellone di marcia era stato impegnativo e faticoso, soprattutto per via delle ultime restrizioni che temeva. «Mi stanno per chiudere in Calabria», queste erano le sue preoccupazioni quando lo contattammo.
Ma alla fine è riuscito a raggiungere la meta, a tagliare il traguardo. Dal 4 ottobre, giorno della partenza, si era ripromesso di mantenere il silenzio per tutto il cammino, e romperlo solo nelle parole della lettera consegnata e letta dall’ex primo cittadino calabrese.
«Percorrere tutti questi chilometri fino alla sua Riace, Lucano – queste alcune frasi della lettera – per la lanciare un segnale forte di come vorrei che fosse il mondo, accogliente ed inclusivo». «Ho scelto il silenzio – scrive Stefano Lotumolo – perché viviamo in un sistema che fa troppo rumore, in cui spesso siamo portati ad urlare più forte alla continua ricerca di contenuti».
Quel silenzio che diventa contemplazione, quando cammini isolandoti da tutto il resto e t’immergi anima e corpo nella sfera ancestrale che è la natura, sotto le fulgidi stelle di una notte quieta e solitaria. Quella stessa natura che alle volte, anzi spesso, violentiamo e che invece dovremmo imparare a rispettare perché è essa che ci nutre e ci sostiene. Quella natura che dal 4 ottobre scorso ha accolto Stefano e lo ha accompagnato, come solo una vera madre sa fare, lungo tutto il suo percorso.
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