Pescherecci in crisi per il caro gasolio, dal Cilento a Roma per protestare
| di Antonio VuoloPescherecci costretti a fermarsi per il caro gasolio. «Siamo costretti ad uscire perché viviamo di pesca. Tuttavia, se il costo del carburante dovesse aumentare ulteriormente, saremo costretti per forza a fermarci», spiega Luigi Infante, che da 29 anni parte ogni notte dal porto di San Marco di Castellabate per pescare. Qui la grossa pesca conta solamente otto imbarcazioni, tra strascico e lampare. Da tempo, invece, non ci sono proprio più le tonnare.
Tra i pescatori giunti ieri da tutta Italia a Roma per protestare contro il caro carburante, Infante rende subito l’idea della situazione drammatica con un esempio pratico: «Un anno fa, di questi tempi, il pieno ci costava 400€ al giorno. Oggi sfioriamo i 1000 euro. Siamo passati da 0,60€ a 1,15€. Questo significa che quando usciamo non riusciamo a recuperare neppure le spese. È inevitabile che, poi, dopo una settimana, non accendiamo neanche più i motori».
Le notizie all’orizzonte non sono affatto incoraggianti anche per i pescatori di San Marco di Castellabate. «Non ci sono buone notizie all’orizzonte, con il prezzo del carburante ancora in aumento – conclude Infante – Noi però abbiamo bisogno di un sostegno concreto, altrimenti qui si muore. Noi, nel tempo, abbiamo fatto tanti sforzi, contribuendo anche a una pesca più selettiva, però ora c’è bisogno di un sostegno concreto».
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