Pisciotta, i Concerti del Lunedì chiude con il violoncello di Hyunah Park e del pianoforte di Yuki Sunamura
| di RedazioneQuarto ed ultimo appuntamento per “I concerti del Lunedì”, rassegna organizzata dal Comune di Pisciotta, con la direzione artistica del Maestro Mauro Navarra e l’organizzazione dell’Associazione “Artisti Cilentani Associati”, con il patrocinio della Regione Campania, del Ministero della Cultura, finanziato dall’Unione Europea NextGeneration.EU., organizzazione che proseguirà con il Festival Multidisciplinare Mosaici inserito nel FUS del Ministero della Cultura da agosto a ottobre 2023 su ben dieci del Cilento. Lunedì 31 luglio la Piazzetta Pagano di Pisciotta, con un’anteprima in Ascea domenica 30 luglio alle ore 21,30 negli spazi della Fondazione Alario ad Ascea Marina, ospiti della Società Italiana della Musica da Camera presieduta dal pianista Marco Schiavo, si esibiranno Hyunah Park al violoncello e Yuki Sunamura al pianoforte.
La prima parte della serata riserva, giustamente, uno spazio privilegiato alla musica di Ludwig van Beethoven. Scriviamo “giustamente” perché la peculiare unione di violoncello e pianoforte viene letteralmente inventata, utilizzata per la prima volta proprio da Beethoven, con le due grandi Sonate op. 5 del 1796. Quasi certamente l’innovazione si deve all’incontro, avvenuto durante un soggiorno a Berlino, tra Beethoven e un grande virtuoso del violoncello, Jean-Pierre Duport; sta di fatto che nessun compositore precedente, nemmeno un violoncellista d’eccezione come Luigi Boccherini, aveva mai tentato di accostare tanto strettamente questo strumento ad arco e il pianoforte, di fondere la scrittura per tastiera con il timbro caldo, del violoncello. Come dimostrano le Sette Variazioni su Bei Männern, welche Liebe fühlen datate 1801,il cui tema è tratto dal Duetto tra Pamina e Papageno nel primo atto del “Die Zauberflote”, che inaugureranno il concerto, l’aspetto che a Beethoven interessava maggiormente sviluppare era il dialogo tra i due strumenti, lo scambio continuo dei ruoli e dei materiali musicali.
Non a caso, quindi, Beethoven costruisce questa serie di Variazioni sulla melodia di un Duetto, non di un’Aria: esattamente come nell’opera di Mozart, il tema viene eseguito prima dalla mano destra del pianoforte (è la parte del soprano, Pamina), e poi dal violoncello (il basso, Papageno); infine i due strumenti suonano insieme, così come nel punto corrispondente del Duetto i due personaggi cantano riuniti. La stessa organizzazione “dialogica”, lo stesso tono di conversazione si ritrova in tutte le Variazioni, che esplorano diversi gesti strumentali, diverse trasformazioni del tema, ora espressive ora brillanti, passando attraverso i caratteri più disparati (da sottolineare in particolare il contrasto tra la “dolorosa” Variazione IV in modo minore e la scintillante V, e subito dopo quello tra il tempo Adagio della VI e l’Allegro ma non troppo seguito da un’ampia Coda della VII).
Si passerà, quindi, alla grande Sonata in La Maggiore op. 69, composta nel 1808, mostra le stesse caratteristiche ma su un piano infinitamente più ampio e complesso, visto che il “dialogo” e l’intreccio strumentale si fondono qui con la forma-sonata e con l’articolazione in più movimenti. Per renderci conto della complessità della scrittura beethoveniana basta ascoltare l’inizio del primo movimento: il tema è annunciato dal violoncello, ma viene proseguito dal pianoforte che lo sospende su una breve cadenza, un arabesco solistico; e immediatamente dopo è il pianoforte a proporci l’inizio, il violoncello la conclusione. Solo alla fine del movimento i due strumenti, insieme, suoneranno l’inizio del tema, e sarà il violoncello a portarlo a una nuova conclusione, più dolce e aerea.
Lo stesso tipo di dialettica si ritrova nel percorso formale del brano, che alterna continuamente sezioni rilassate e distese (il primo e il secondo tema) e sezioni più mosse e agitate (le transizioni, le code); e nello sviluppo il tema iniziale verrà esplorato in diverse forme, ma sempre in modo minore, quindi reso più drammatico e contrastato. Il Finale – ugualmente scritto in forma-sonata, con una magnifica Introduzione lenta – ci mostra, in un certo senso, la soluzione opposta rispetto al primo movimento: il tema iniziale viene infatti dapprima esposto dal violoncello, e poi interamente ripetuto dal pianoforte; ma al termine del brano, lo stesso tema si trasforma, magicamente, in un dialogo tra i due strumenti, nel quale il violoncello ci fa sentire la prima frase e il pianoforte la frase conclusiva e, subito dopo, il rapporto tra i due strumenti si inverte, inizia il pianoforte e finisce il violoncello. Beethoven quindi mette direttamente in relazione tra loro l’inizio e la fine della Sonata, ci propone un processo di trasformazione, una dialettica espressiva che travalica i confini tra i diversi movimenti e attraversa anche il bellissimo Scherzo centrale.
Questo trascinante brano, infatti, è in minore ma contiene un Trio in Maggiore che si ripresenta due volte. Tra gli innumerevoli aspetti interessanti dello Scherzo vale senz’altro la pena di menzionare almeno l’uso davvero straordinario delle sincopi – le due mani del pianista si “inseguono” letteralmente, fin dalla prima battuta, per gran parte del brano; e il violoncello partecipa ben presto allo stesso gioco ritmico – e dei contrasti dinamici: basta dire che già le due prime note del tema, nel pianoforte, devono essere suonate rispettivamente piano e fortissimo. La pianista dedicherà quindi dai tre studi da concerto di Franz Liszt “Un sospiro” con la sua deliziosa melodia pentatonica è incastonata in arpeggi, spesso suonati alternando le mani durante tutto il pezzo, ma in cui è la linea melodica a dover venir fuori mantenendo in modo trasparente l’accompagnamento fluido, tenendo bene a mente i principi de’ “L’arte del canto applicata al pianoforte” di Thalberg. Il violoncello solo, invece, si cimenterà l’ Allegro appassionato, dedicato da Camille Saint Saens a Jules Lasserre, che collaborava regolarmente con lui. L’ Allegro appassionato potrebbe essere stato pensato per essere utilizzato come bis, in quanto è un pezzo brillante strappapplausi. In forma sonata senza sviluppo, l’opera contrappone le zone tonali dei due temi, si minore per il primo, e relativo re maggiore per il secondo elemento, che viene ricapitolato nell’inaspettata tonalità di do maggiore.
La scrittura, tuttavia, rimane relativamente coerente, poiché unisce il dinamismo ritmico, dovuto in particolare all’uso della sincope, con l’intenso lirismo e la brillantezza dei passaggi più virtuosistici. Finale con la trascrizione per pianoforte del Pezzo capriccioso in si minore, op. 62 di Petr Ilic Cajkovskij per cello e orchestra, il cui titolo non va ricondotto al clima espressivo, che è anzi piuttosto introverso nella stessa tonalità della Sinfonia patetica, ma all’andamento formale, libero e «capriccioso» come quello di una fantasia e fondato sull’alternanza di due sezioni di differente carattere.
Hyunah Park, nata in Corea del Sud, si è diplomata in violoncello presso l’Università Femminile di Sookmyung in Corea con i Maestri Heechul Chae e Sungeun Chang e ha terminato il master presso l’Università di Musica di Toho in Giappone con i Maestri Tsuyoshi Tsutsumi, Hisaya Dogin e Ko Iwasaki. Grazie alle sue qualità musicali e alla sua eccezionale virtuosità è stata invitata da importanti orchestre europee.
Yuki Sunamura è nata a Sendai in Giappone, ed ha iniziato a suonare il pianoforte all’età di 4 anni. Ha vinto numerosi concorsi internazionali di pianoforte in tutta Europa che le hanno aperto la carriera pianistica dandole cosi la possibilità di esibirsi regolarmente in concerti in Europa come solista e in gruppi di musica da Camera, suonando in contesti prestigiosi come presso la Ehrbar Hall e la Bösendorfer Hall di Vienna, la Casa di Mozart a Vienna, la Steinway Hall di Monaco, la Maison de la Musique di Parigi, Oji Hall di Tokyo.
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