Polemiche su misure anti Covid alla festa del Santo a Camerota, interviene il vescovo
| di Redazionedi Giangaetano Petrillo
«Oggi chi sorregge la chiesa che crolla? Un popolo intero viveva la fede più genuina perché umile, oggi c’è n prete che predica che la processione non è un atto di fede, che bisogna andare in chiesa alla domenica per sentire i suoi comizi». Non siamo in un passo del Nome della Rosa di Umberto Eco, e a dar voce a queste parole non è un frate dolciniano del primo ‘300. Siamo a Marina di Camerota, anno 2020, e lo scenario è la mancata processione di una festa patronale per le misure anti-Covid. «C’è una festa del patrono senza processione, senza luminarie, senza bancarelle», scrive sul suo profilo facebook un cittadino di Marina di Camerota che critica le misure di sicurezza adottate dal parroco, Don Gianni Citro, non senza sofferenza. «È una situazione che rammarica me per primo – confida il parroco Don Gianni – ma dopo quello che abbiamo vissuto, avendo perso molti dei nostri fratelli nella fede, non dobbiamo abbassare l’attenzione. Responsabili, questo deve essere il suggerimento da dare».
«La festa di San Domenico – è il messaggio del vescovo della Diocesi di Teggiano-Policastro Padre Antonio De Luca – nel frangente attuale vuole significare un sussulto d’impegno e di socialità cristiana, di attenzione a chi a causa del coronavirus ha perso lavoro e sicurezza. La festa – prosegue padre Antonio – anche nel rispetto delle regole in vigore, e con l’intesa delle autorità civili, è un chiaro messaggio di ripresa e di sforzo per reagire alla dilagante e mediocre verbosità di chi ama solo guardare e giudicare. Papa Francesco – conclude Padre Antonio, come affettuosamente ama farsi chiamare – ha coniato un neologismo balconar l’odioso cicaleccio degli insolenti perciò è stato scritto “Uno strappo linguistico a volte può accendere dei processi di cambiamento complessi e inimmaginabili”, oggi siamo chiamati a recepire e ad attualizzare questi cambiamenti».
©Riproduzione riservata