Pompeo, l’ultimo maestro della terracotta: «Nessuno vuole imparare»
| di Luigi MartinoLa bottega di Pompeo Cammarano è uno scrigno di sogni dove vengono partorite creazioni d’ogni forma e bellezza. Lui ha 59 anni ed è uno degli ultimi maestri della terracotta giù in Cilento. Passeggiando per le strade del borgo medievale di Camerota, ci si imbatte nel laboratorio di Pompeo, nel quale si tramanda da generazioni l’arte della lavorazione dell’argilla che affonda le sue radici nell’Antica Grecia. Si ha così la possibilità di ammirare «u’ cunzàro» (il vasaio) a lavoro e di acquistare oggetti unici nel loro genere. «Ero molto piccolo quando lasciavo tutto e da casa scappavo nello stanzino di mio nonno dove restavo ore ad osservarlo mentre lavorava l’argilla – racconta Pompeo -. Questo è un mestiere molto antico, a Camerota siamo rimasti in due. Vuoi sapere dopo cosa succederà? Nulla, scompare perchè nessuno vuole imparare».
Pompeo ha insegnato quest’arte ai detenuti della casa circondariale di Vallo della Lucania. E’ stato per tre anni insieme a loro. «Dopo un corso intenso e ore di lezioni, c’erano tanti che lo facevano giusto perchè dovevano ma non per piacere – ricorda Pompeo – io che faccio questo mestiere da più di 40 anni ormai, riesco a riconoscere chi davvero vuole apprendere e infatti le mani di un ragazzo mi colpirono molto. Capii subito le tecniche e, appena scontata la pena, uscii dalla cella e mi telefonò. “Voglio imparare, voglio comprare un tornio” mi disse».
I torni sono quegli aggeggi dove prendono forma le creazioni. «Prima erano a pedali, ora invece sono elettrici» spiega il maestro. Sono cambiate tante cose, forse troppe. Gli occhi di Pompeo fanno trapelare nostalgia e, nonostante gli anni, si percepisce la forte voglia di combattere per non far morire quest’arte. «Sono pronto ad insegnare le tecniche ai giovani, venite in bottega, non scappate all’estero, anche qui c’è da fare, guardatevi intorno e riprendete in mano i vecchi mestieri, possono regalarvi il futuro». E l’appello di Pompeo lo ha catturato una giovane ragazza di Pisciotta, lei che si reca in bottega a «rubare» i consigli del maestro.
A Camerota, grazie anche alla terracotta, un’altra forma di turismo è possibile. Non solo mare, dunque. «Gli stranieri che visitano la mia bottega restano sbalorditi – racconta ancora Pompeo – austriaci, tedeschi, svizzeri, francesi, vogliono tutti adoperare il tornio e toccare l’argilla fresca. Pensa che una coppia tornerà in vacanza a Camerota per ritirare due lavoretti che hanno fatto al tornio l’estate scorsa insieme a me, io poi li ho infornati e glieli ho conservati. Mi hanno telefonato più volte».
Prima l’argilla si trovava in grandi quantità a pochi chilometri dalla bottega di Pompeo. «Andavano a cercarla in località Prato, scavavano 7-8 metri e tiravano fuori quella buona. Ora invece la compriamo a Salerno perchè qui non c’è nessuno che vuole andarla a prendere. Qualcosa la creo ancora con l’argilla locale, però questa viene da Sant’Iconio, vicino Sant’Antonio» spiega.
Dal laboratorio si fa presto ad arrivare al suo negozio. Il punto vendita affaccia su piazza San Vito, all’ingresso del paese. Gli scaffali sono pieni di opere bellissime. Pompeo spiega ai visitatori i vari usi che possono essere fatti con quella brocca, oppure con quella «quartuccia». Ci sono contenitori per l’olio, per il vino, posaceneri, vasi, brocche di ogni dimensione, ma anche presepi, animaletti e ceramiche decorate stile vietrese. La moglie di Pompeo, Antonia, è colei che da’ vita e colori alle creazioni. Mano ferma e tempere diverse. Mischia, bagna con l’acqua, sfuma. E’ lei che completa le bellezze pensate dal marito. L’arte di Pompeo è un qualcosa da valorizzare, da far conoscere ma soprattutto da continuare a tramandare. Camerota e il Cilento non possono permettersi di perdere un patrimonio così grande.
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