Presepe a scuola, preside fa chiarezza: «Mai vietato celebrazioni del Natale»
| di Marianna ValloneIl preside della scuola elementare Aldo Moro di Vallo della Lucania, Nicola Iavarone, mette un punto finale alle polemiche. Nei giorni scorsi, infatti, il sindaco Antonio Aloia aveva espresso preoccupazione con una lettera sulle voci di presunti divieti a scuola impartiti in modo velato dal dirigente scolastico, contrario al presepe e alle recite di Natale. Le insegnanti, dopo che la lettera del primo cittadino è balzata su tutti i social ed è stata trattata anche dalla stampa nazionale, si sono schierate a difesa del preside, sottolineando di non aver ricevuto alcuna comunicazione al riguardo. Nessuna circolare o documentazione conferma quanto ipotizzato dal sindaco. Il riepilogo dei fatti: Niente presepe a scuola, polemiche a Vallo della Lucania
Pubblichiamo integralmente la lettera di Nicola Iavarone
Preso dai numerosi adempimenti d’ufficio e non desiderando rinfocolare la diatriba, avevo finora taciuto; tuttavia, il becero evolversi della situazione mi induce a rispondere alla lettera che il Sindaco di Vallo della Lucania mi ha indirizzato in data 11/12/2017, contestualmente provvedendo a diffondere la stessa a mezzo stampa-tv-social.
Preciso subito che la polemica è fondata sul nulla assoluto.
Mai, in nessun modo, lo scrivente ha impartito ai docenti della scuola che dirige prescrizioni o divieti sul tema della celebrazione del Natale. Né quest’anno qui, né gli scorsi anni altrove. Nessun documento risulta a protocollo; nessun avviso risulta pubblicato all’albo di Istituto e/o sul sito istituzionale (http://www.circolodidatticovallodellalucania.gov.it/) dove pure sono pubblicati tutti gli atti gestionali del DS, in maniera più che trasparente. Nessuna istruzione è stata comunicata oralmente a chicchesia; nessuna delibera/ratifica/presa d’atto emerge dai verbali di Collegio dei Docenti, Consiglio di Istituto, Consigli di Classe/Sezione, Staff ecc.. Punto.
Quanto al presepe, soltanto oggi ho appreso, per puro caso, che lo scorso a. s. un presepe, costruito a casa propria da un Collaboratore Scolastico già addetto alle fotocopie, è stato allestito in loco da una Collaboratrice Scolastica; ma al momento questa e quello sono rispettivamente in congedo e in pensione. Preciso però che se qualcuno mi avesse comunicato la volontà di installarlo ne avrebbe ricavato un convinto placet, non foss’altro che per il valore altamente culturale che la rappresentazione artistica della natività da sempre riveste. Anzi, più volte interpellato in materia di addobbi, ho sempre demandato la questione alla libera decisione dei singoli docenti, come peraltro attesta il documento stilato dalle insegnanti della scuola primaria che allego con l’intento di certificare, alle famiglie in primis, che questa Istituzione rispetta la tradizione culturale, la pluralità di vedute, la libertà di insegnamento. Quanto invece ad altri simboli, vero è che ho provveduto a far rimuovere un cartonato con l’effigie di Babbo Natale (che non è propriamente un simbolo del Cristianesimo), posizionato a mia insaputa sulla facciata esterna tra la bandiera nazionale e quella europea, parendomi bizzarro ridurre a sintesi unitaria siffatta triade simbolica. Nessun altro decoro, pur improvvidamente collocato sulla balconata il cui accesso era stato interdetto per motivi di sicurezza, è stato rimosso.
Non ho vietato alcuna recita, bensì un unico spettacolo, previsto per la Scuola dell’Infanzia e centrato sulla storia di Babbo Natale, semplicemente perché la compagnia di attori prescelta dalle insegnati proponenti non poteva rilasciare fattura e, ancor peggio, non era possibile controllarne il relativo DURC (Documento Unico di Regolarità Contributiva).
Chiarito quanto sopra, a tutela della mia onorabilità personale e professionale chiedo pertanto al Sindaco su quali dati fattuali basa le proprie affermazioni.
Lascio di ritenere la sua un’ingerenza immotivata.
Ma, seppure non emergesse deliberato intento denigratorio, la diffusione a mezzo stampa della menzionata lettera ha determinato il frenetico rincorrersi di offese rivolte al sottoscritto da un gran numero di commentatori ignari dei fatti ma non, appunto, di ingiurie. Non era difficile prevedere tutto ciò. Tanto più che tutto l’impianto è sfondato, o meglio fondato su vaghi “dicunt”, “narrant” ecc.. Sarebbe bastato chiedere spiegazioni direttamente al sottoscritto; il quale, per inciso, appena ricevuta dal messo comunale la nota, ha cercato invano di telefonare al Sindaco per ben tre volte. Prima ancora che un servitore dello Stato, mi ritenevo infatti un vallese, amministrato anch’io dal Sindaco Aloia al quale legittimamente cercavo di chiedere tutela. Niente da fare, squilli a vuoto. Un’unica risposta: la gogna mediatica. È ovvio che, lungi dall’incarnare la carità della fede cristiana di cui leggevo discettazione sì dotta, la pubblicazione della missiva ha comportato l’esposizione al pubblico ludibrio di un funzionario, di un cittadino e di un padre che, dopo di ciò e in forza di ciò, non avrà certamente vita più agevole di quella che aveva prima nell’opinione pubblica e, Dio non voglia!, nella comunità di cui è orgogliosamente parte.
Di fatto, sui social il periodo è propizio a cavalcare l’onda della divisione manichea che schiera da un lato i sedicenti difensori della fede (e del presepe) e dall’altro l’asserito feroce saladino, ritenuto – in quanto tale – nemico di duemila anni di storia. Tifo da stadio, che nel lancio di insulti irripetibili coinvolge molti; tranne, beninteso, gli esperti di ordinamento giuridico scolastico. Polemica quasi certamente strumentale, di facile leva visto che sfiora, ancorché pretestuosamente, l’argomento della laicità dell’istituzione scolastica. Un bailamme di protagonismi che, alla fine, avrà comportato per chi lo ha fomentato la ribalta nazionale, in genere gradita solo a chi è in cerca di consenso politico. Insomma una bega in cui per ora non mi immischio, riservandomi di valutare i rimedi opportuni contro gli eccessi diffamatori. Ma, francamente, sono molto dispiaciuto. Non tanto per me, quanto per l’inevitabile, consequenziale, turbamento dell’animo di una bambina che nel Natale prossimo sperava di ritrovare gioia e serenità.
Tanto clamore, inoltre, può causare un danno d’immagine alla scuola, proprio nel delicato momento che precede le iscrizioni per il prossimo anno. E sicuramente distoglie l’attenzione dalle molte cose buone realizzate (che richiedono impegno più giustificato che la presente puntualizzazione).
Bandite pertanto questioni fumose, occorrerà piuttosto concentrarsi sugli impellenti problemi connessi con la mensa, con i trasporti, con gli aspetti della sicurezza, con l’impianto di riscaldamento, col funzionamento delle linee telefoniche, con la gestione degli spazi di pertinenza ecc., confidando in una futura proficua intesa con l’Amministrazione Comunale e con il Sindaco, nello spirito di leale collaborazione che si richiede alle istituzioni pubbliche e che io continuerò a perseguire.
Mi corre infine l’obbligo di ringraziare i Dirigenti Scolastici di Vallo che hanno voluto sottoscrivere il comunicato che allego: ne sono lusingato e ne accolgo il saggio invito alla pacatezza e al rispetto di ruoli e competenze.
Espressioni di solidarietà convinta, partecipe, sentita (e nullamente partigiana) mi sono pervenute da più parti: ne ho tratto conforto grande, a parziale ristoro delle contumelie assai poco cristiane che continuano a piovermi addosso.
Ai genitori, agli alunni e ai docenti vada il mio saluto e il mio ringraziamento per la vicinanza con la quale mi hanno accolto fin dal primo giorno, tre mesi or sono.
A tutti il mio augurio di celebrare il Natale in un clima di concordia.
Il DS della Direzione Didattica di Vallo della Lucania
prof. Nicola Iavarone
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