Presunta usura Banca del Cilento, Maldonato: «Software non avrebbe permesso errori»

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Presunta usura Banca del Cilento, Maldonato: «Software non avrebbe permesso errori»

«C’è una differenza abissale tra l’istituto giuridico del giudizio abbreviato e quello del patteggiamento, ma su questa chiara distinzione si è fatta negli ultimi giorni enorme confusione: infondatamente, strumentalmente e calunniosamente». Lo afferma l’avvocato Franco Maldonato, difensore dei dipendenti della Banca del Cilento, di Sassano e del Vallo di Diano e della Lucania, che inoltre esclude qualsiasi ombra di responsabilità dei suo assistiti in ordine alla consumazione di condotte illecite. Il procedimento giudiziario è relativo a presunte irregolarità che si sarebbero verificate nel periodo tra il 2001 e il 2010, e dovrà stabilire se nel caso specifico il tasso effettivo globale (Teg) applicato da sei dipendenti dell’istituto bancario possa aver superato la soglia fissata dai decreti ministeriali.

L’avvocato Maldonato chiarisce gli imputati non hanno mai richiesto alcuno «sconto di pena», ma che all’opposto hanno richiesto il rito abbreviato proprio perché certi di dimostrare la propria innocenza. «Abbiamo chiesto ed ottenuto di essere ammessi al giudizio abbreviato – conferma Maldonato – perché abbiamo tutto l’interesse ad essere giudicati subito, trasformando l’udienza preliminare in una vera e propria udienza di merito. Questo è il senso del giudizio abbreviato, non quello di ottenere sconti di pena come affermato da alcuni organi di stampa». L’avvocato Maldonato denuncia quindi la strumentale e calunniosa campagna mediatica messa in campo da talune testate giornalistiche che, anche attraverso titoli e locandine fuorvianti, hanno addebitato alla chiara scelta processuale effettuata un significato totalmente errato. «Non abbiamo chiesto alcuno sconto di pena – chiarisce – perché siamo invece consapevoli della assoluta carenza di qualsiasi indizio di responsabilità a carico dei funzionari e degli impiegati di banca ingiustamente tratti a giudizio per un presunto sospetto di usura». Maldonato evidenzia che nel caso specifico i fruitori delle informazioni scorrettamente veicolate sono stati tratti in inganno, suscitando in loro la falsa impressione che gli imputati avessero scelto il patteggiamento, e che stessero per concordare una pena con il pubblico ministero. «Tutto ciò – sottolinea –  è palesemente contrario alla verità. Non è la prima volta che un imprenditore che ha subito dei rovesci di carattere economico – finanziari connessi al cattivo funzionamento della propria attività imprenditoriale finisca per addebitare ad altri, e segnatamente al peso eccessivo del debito bancario, la responsabilità del proprio fallimento». Una tesi smentita – secondo la difesa – dai fatti: «I presunti tassi usurai – chiarisce il legale – se fossero stati applicati avrebbero trovato immediata correzione in un software applicativo di cui l’istituto bancario si era provvidamente dotato, e sarebbero stati immediatamente rettificati. Quindi se i limiti soglia fossero stati valicati, avrebbero incontrato nel sistema operativo immediata indicizzazione e automatica correzione. Tutto ciò – conclude – non può che confermare la buona fede degli imputati, che ha sempre caratterizzato il loro operato: non solo in riferimento ai doveri nei confronti del loro istituto di appartenenza, ma anche ai doveri di lealtà e correttezza nei confronti della clientela».

«Credo che un giornalista serio e prudente debba per dovere deontologico informarsi meglio, prima di pubblicare informazioni destituite di qualsiasi fondamento, che possono offendere valori costituzionalmente tutelati». Dice Franco Castiello, presidente della banca del Cilento, di Sassano e del Vallo di Diano e della Lucania, che interviene sulle informazioni fuorvianti diffuse nei giorni scorsi da alcune testate giornalistiche. Castiello, attualmente avvocato, parla con cognizione di causa essendo stato per molti anni giudice e per circa 30 anni giornalista pubblicista. Il presidente si riferisce in particolare a titoli e locandine che, confondendo gli istituti giuridici del rito abbreviato e del patteggiamento, hanno causato senza alcun fondamento un evidente danno di immagine all’istituto di credito con sede a Vallo della Lucania.

«Nel caso specifico – conferma Castiello – non c’è stata nessuna richiesta di patteggiamento né alcuna ammissione di colpevolezza. C’è stato anzi l’esatto opposto: la richiesta del rito abbreviato in quanto le prove acquisite al processo non abbisognano, per la loro adamantina evidenza, di verifica dibattimentale”. Il presidente Castiello non ha dubbi, e si dice convinto che il processo è già pronto per concludersi, con la piena assoluzione degli imputati. “Questo il motivo per il quale si è ritenuta inutile la verifica dibattimentale, e si è chiesto il rito abbreviato: affinché si decida subito ponendo fine una volta per tutte a questa ridda di notizie false”. Entrando nel merito della vicenda processuale, Castiello evidenzia di non essere meravigliato più di tanto quello che sta accadendo: “In un periodo di acuta crisi economica che purtroppo non accenna a risolversi -sottolinea- ed in presenza di un inevitabile contraccolpo nel settore delle piccole e medie imprese, accade spesso che l’impresa in difficoltà utilizzi l’ipotesi “usura” come espediente per cercare di sottrarsi al peso del debito bancario. In questo contesto si inserisce anche questa iniziativa, della quale siamo certissimi che la prossima udienza in programma ad ottobre farà chiarezza e giustizia. Il rito abbreviato, proprio su richiesta dei dipendenti indebitamente incolpati, porrà fine a questo colossale equivoco, che nasce proprio quelle iniziative pretestuose diffuse in tutta Italia e figlie anche di questo difficile momento storico».

Sulla stessa linea il direttore generale Ciro Solimeno, che evidenzia come l’istituto di Credito di Vallo della Lucania da anni utilizzi un software “taglia-tassi” o “taglia usura” proprio per evitare ogni tipo di errore. «È una garanzia in più – spiega Solimeno – che il nostro sistema operativo ci mette a disposizione: consiste nel valutare le capitalizzazioni prima che vengano rese pubbliche e addebitate, verificando se effettivamente in qualche caso per un errore di qualche tipo possa essere stata superata la cosiddetta “soglia usura”. È una procedura informatica che noi utilizziamo a tappeto da 15 anni, tanto è vero che il nostro Istituto di Credito non è mai stato tirato in ballo per abusi di questo tipo». Solimeno ricorda che i fatti risalgono ad un periodo compreso tra il 2006 e il 2010, e considera inspiegabile l’assenza, di fronte alle due perizie di parte prodotte dalla presunta parte offesa e dalla difesa, di una terza imparziale perizia prodotta d’Ufficio. «Di fronte a queste macroscopiche anomalie, oltre che alla procedura “taglia-tassi” da noi applicata -chiarisce- è evidente che bene ha fatto l’avvocato Maldonato a consigliare di andare direttamente al rito abbreviato, perché davvero non c’è nulla che possa essere addebitato ai colleghi». 

C’è poi il danno procurato all’immagine della Banca da testate giornalistiche che hanno pubblicato notizie false. Solimeno annuncia che il consiglio di amministrazione su questo aspetto ha preso una posizione netta e decisa, ed i responsabili di titoli e locandine riportanti notizie false, diffuse nei giorni scorsi, saranno perseguiti nei termini di legge, con querele affidate allo stesso avvocato Maldonato. «Al di là di questo – continua Solimeno – non posso non evidenziare come negli ultimi tempi nei confronti della nostra Banca, in particolare nel territorio cilentano e in quello del Vallo di Diano, c’è qualcuno che cerca sistematicamente ed in qualsiasi modo di creare problemi e fastidi. Ma posso dire serenamente a questi “soggetti” che stanno facendo un buco nell’acqua. Abbiamo affrontato l’operazione di concentrazione con la ex Bcc di Sassano in tutta tranquillità – conclude il direttore generale – e dopo tre mesi dall’operatività della fusione posso confermare che stiamo lavorando benissimo, e abbiamo inoltre ampie potenzialità di crescita».

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