«Primo caso di cancro resinoso a Roccadaspide», Direzione Futura chiede chiarimenti
| di Antonio Vuolo«Apprendiamo dall’albo pretorio del Comune di Roccadaspide (determina n. 240 del 13-10-23) che verranno impiegati 1.769 euro per l’eradicazione del cedrus sito nei pressi della scuola Marconi. L’albero, in effetti, è di recente seccato, rappresentando un serio pericolo per i bambini e il personale che frequentano lo stesso plesso scolastico e per la fermata BUS adiacente, dove però al momento non sono state poste in essere limitazioni di accesso. L’agronomo consulente, affidatario esterno del Comune di Roccadaspide, tenendo conto di un così rapido e quasi inspiegato essicamento, riferisce nella perizia (come riportato nella determina) che la causa è il cancro resinoso che potrebbe portare a “schianti improvvisi”.
Di questa situazione problematica sarebbe stato necessario informare anche altri Enti
potenzialmente interessati, a partire dai Comuni limitrofi, la Comunità Montana, Enti di controllo prevenzione, che non vengono annoverati nella determina, poiché il fungo che ha colpito il cedrus si trasmette grazie alle spore, trasportate dal vento o da insetti xilofagi, e la montagna, ricca di vegetazione, in linea d’aria è molto vicina. In teoria, sarebbe stato sufficiente prevedere l’attivazione del servizio fitosanitario prima di ogni scelta. Per cui, in questa fase, potrebbe essere opportuno intraprendere misure di controllo nei territori limitrofi e porre inoltre la massima attenzione nella procedura di eradicazione e di smaltimento dello stesso cedrus». E’ Direzione Futura a scriverlo in una nota.
«L’attenzione potrebbe essere non trascurabile in quanto il database globale EPPO, gestito dal Secretariat of the European and Mediterranean Plant Protection Organization, nato per fornire tutte le informazioni specifiche sugli organismi nocivi, nella sezione “Fusarium circinatum”, non segnala apparentemente casi in Italia al momento. Ritorna però a mente l’esperienza della California, in cui le autorità in passato hanno raccomandato alla popolazione di evitare di trasportare alberi infetti o anche solo legna da ardere proveniente da essi al di fuori della loro regione di origine, di sterilizzare gli strumenti da potatura con candeggina prima e dopo il loro utilizzo, di sminuzzare o meglio bruciare il materiale vegetale infetto».
In un articolo del 2009, pubblicato sulla rivista Agricoltura, Regione Emilia Romagna, aprile 2009, dal titolo emblematico “Massima allerta contro il cancro resinoso del pino”, si legge che “nel 2005 in Puglia è stato trovato il primo caso di cancro resinoso del pino, una malattia originaria del continente americano, per la quale sono in vigore nell’Unione Europea specifiche misure di vigilanza e prevenzione. L’introduzione nei Paesi europei di questa malattia potrebbe avere infatti un grave impatto economico e ambientale per le condizioni climatiche favorevoli al suo insediamento e l’ampia diffusione di piante di pino”; l’articolo continua precisando che le misure fitosanitarie prevedono inoltre “nel caso di ritrovamento dell’organismo nocivo devono essere fissate delle zone delimitate entro le quali adottare misure appropriate volte all’eradicazione. La zona deve essere inoltre costantemente monitorata”.
Inoltre, dal sito della Regione Campania leggiamo “La situazione in Campania: nei sopralluoghi effettuati nelle pinete ispezionate per altri monitoraggi di parassiti di quarantena o per verifiche di problematiche fitosanitarie non è mai stato riscontrato alcun sintomo imputabile al patogeno né è stata fatta mai richiesta da terzi di indagini su pini aventi tali sintomi. Nel 2009 sono stati monitorati sette siti di principale interesse del genere Pinus spp”.
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