Processo Shamar, la testimonianza: «Così ho fatto scoprire e bloccare gli sversamenti di rifiuti nel Vallo di Diano»
| di Pasquale Sorrentino«Così ho fatto scoprire e bloccare gli sversamenti di rifiuti nel Vallo di Diano». Uno degli otto imputati del processo Shamar, ieri mattina in Tribunale, ha svelato – secondo quanto da lui sostenuto – di aver bloccato gli sversamenti. Giovanni Cardiello nella sua testimonianza ha affermato di essere stato l’“agente provocatore”, colui che avrebbe permesso ai carabinieri della Compagnia di Sala Consilina di intervenire e mettere sotto sequestro le cisterne rimanenti (quelle che Pasquale Quagliano, un altro imputato, aveva posto nel suo deposito) bluffando contro Luigi Cardiello. Dopo essere stato chiamato da Luigi “Re Mida” Cardiello per stoccare e sversare le cisterne, Giovanni Cardiello avrebbe informato un suo conoscente (che non risulta essere indagato) per informare le forze dell’ordine.
Avrebbe così teso una trappola a Luigi Cardiello al suo progetto di sversare i rifiuti, fingendo di aver trovato il luogo adatto per lo sversamento, permettendo così la sera de 19 ottobre 2019 alle forze dell’ordine di procedere al sequestro del camion contenente i serbatoi rimanenti da sversare stoccati in un camion presso la ditta di Quagliano. Occorrerà comprendere in corso di processo e con le testimonianze degli altri imputati oltre che dei vari testi quale sarà la verità. Si è tratta dell’ottava udienza del processo Shamar sullo sversamento illecito di rifiuti tossici, nel tribunale di Lagonegro.
Le indagini da parte della direzione distrettuale antimafia di Potenza, del 2021, ha portato ben 8 imputati a processo implicati nel processo di stoccaggio e sversamento di 32 cisterne di liquidi tossici. Ieriha parlato anche Pasquale Quagliano Quagliano, imprenditore valdianese nel settore dell’edilizia il quale ha raccontato di aveva preso accordi con Luigi Cardiello per depositare per alcuni giorni, delle cisterne provenienti dall’azienda di Atena Lucana, la Pra.Cal in un deposito della sua ditta. Cisterne che poi sarebbero dovute andare in consegna a Vincenzo Langone (altro imputato) per lo sversamento. Secondo la sua testimonianza l’imputato non era a conoscenza del contenuto delle cisterne, avrebbe agito fidandosi di Luigi Cardiello e del fatto che le cisterne provenissero da un’azienda rispettabile.
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