Punti nascita Sapri e Polla, cresce l’allarme: «Si penalizzano le comunità»

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Punti nascita Sapri e Polla, cresce l’allarme: «Si penalizzano le comunità»

Nuove voci si uniscono alla protesta contro la chiusura dei punti nascita di Polla e Sapri. Questa volta, a intervenire sono il Movimento 5 Stelle e la Lega, che esprimono forte preoccupazione per le conseguenze di tale decisione sulla sanità locale e sulla sicurezza delle donne in gravidanza.

Secondo Iolando Molinaro, assessore all’Istruzione del Comune di Vallo della Lucania, la chiusura dei reparti di ostetricia rappresenta un duro colpo per le comunità del Vallo di Diano e del Golfo di Policastro. “Privare queste zone di un servizio essenziale come il punto nascita significa mettere a rischio la salute delle future mamme e dei neonati. Costringerle a percorrere lunghe distanze su strade spesso difficili e pericolose è inaccettabile. Le decisioni in ambito sanitario non possono essere prese esclusivamente sulla base di criteri numerici, senza tenere conto delle specificità territoriali e delle difficoltà infrastrutturali. L’articolo 32 della Costituzione garantisce il diritto alla salute per tutti i cittadini: chi vive in aree meno popolose non può essere penalizzato da logiche puramente statistiche.”

Anche Aurelio Tommasetti, consigliere regionale della Lega, si è espresso sulla questione, sottolineando l’importanza di valutare il servizio in base all’impatto che ha sulla comunità, piuttosto che basarsi esclusivamente sul numero di parti annui. “L’ospedale Curto di Polla – afferma Tommasetti – sta registrando una crescita costante nel numero di nascite, con circa 400 parti all’anno, e le proiezioni per il 2025 indicano un possibile avvicinamento alla soglia dei 500, richiesta dal Decreto Balduzzi. Inoltre, il tasso di tagli cesarei è ampiamente sotto il limite del 25%, rispettando le direttive nazionali. Nonostante la carenza di personale pediatrico, il reparto continua a garantire elevati standard di sicurezza.”

Il consigliere avverte che la chiusura dell’unità di Ginecologia e Ostetricia potrebbe causare un esodo sanitario verso la Basilicata, con il conseguente rischio di perdita di pazienti a favore di ospedali fuori regione, come quelli di Lagonegro o Potenza. “Questa decisione – conclude Tommasetti – avrebbe conseguenze devastanti per l’intera area, aggravando ulteriormente il problema dello spopolamento e privando la comunità di un servizio essenziale. È necessario un ripensamento per garantire ai cittadini il diritto a un’assistenza sanitaria adeguata.”

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