Radici e sapori, a Spinazzo di Capaccio Paestum un giaggio gastronomico attraverso le lotte per la riforma fondiaria

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Radici e sapori, a Spinazzo di Capaccio Paestum un giaggio gastronomico attraverso le lotte per la riforma fondiaria

La riforma fondiaria è stata la risposta politica alle tensioni sociali che nel secondo dopoguerra avevano spinto i salariati agricoli, i disoccupati e piccoli agricoltori a impegnarsi in durissime lotte sociali, sfociate nelle occupazioni delle terre dei latifondi, molti di loro furono addirittura arrestati per rivolte e sommosse, ma la riforma rispose nell’immediato alla drammatica richiesta di una fonte di sussistenza e di un miglioramento delle condizioni di vita delle classi più disagiate.

Questo sarà l’argomento principale dell’evento che si terrà nella borgata di Spinazzo, in Capaccio Paestum, dall’11 al 13 luglio 2024. Il convegno di apertura sarà improntato, appunto, dalle radici che ha portato la borgata in questione, ma anche la maggior parte del sud Italia, al progresso agricolo ed economico, ed è proprio a quest’ultimo che saranno dedicati gli altri due giorni, con stand gastronomici di prodotti tipici del luogo, creando scenografie e alimenti in modo da rendere la manifestazione interessante al pubblico che sarà presente.

Esperti storici interverranno al convegno di apertura, oltre che ad esponenti politici e di spicco del territorio capaccio – pestano, personaggi che hanno contribuito alla crescita di questo meraviglioso territorio e coloro che hanno vissuto, attraverso i racconti dei propri familiari, le lotte contadine. L’idea nasce per il volere dell’Associazione La Rinascita, ente presente da più di trent’anni nella borgata di Spinazzo, che si occupa di eventi sociali, culturali, ludici, sportivi, prevenzione e informazione sulla salute.    

Spinazzo ha vissuto una storia millenaria, era una delle aree agricole dell’antichità, ove i ricchi possidenti avevano costruito le loro fattorie, di cui rimangono tracce sparse. Il principale edificio storico di Spinazzo è la Masseria Baronale risalente al XVIII sec.. Il Feudo di Spinazzo fu di proprietà dei Sanseverino, che lo vendettero nel 1466 ai Brancaccio che a loro volta lo cedettero nel 1536 a Giovanni Michele Gomes. Nel corso del 1600, come racconta l’abate Tanza nelle sue memorie, Spinazzo, diventato proprietà feudale, si era inselvatichito e nel corso del secolo era diventato incolto e disabitato, solo i terreni di “Campo di pera”, dove oggi si trova l’agriturismo Porta Sirena, erano coltivati, perché più fertili, piccoli appezzamenti di terra coltivabile, gravata di canoni, che i contadini dovevano alla Mensa Vescovile di Capaccio e Giungano. “Campo di pera” rimarrà sempre nel cuore degli spinazzesi, in quella masseria vissero i propri avi nel secondo dopo guerra, quand’erano fittali della famiglia Salati. 

Nel 1705 il marchese Pinaides de Guimera, proprietario del Feudo di Spinazzo, morì senza lasciare eredi e il territorio passò al fisco. Nel 1706 Marco Garofalo marchese di Rocca e Rutino, acquistò il Feudo di Spinazzo. Una storia feudale che dura fino alla seconda metà del ‘900. Con la Riforma Fondiaria e la Bonifica Integrale della Piana del Sele, Spinazzo da Feudo baronale, diventa Borgata Agricola spezzettata in tanti piccoli poderi. Poderi da quattro a sei ettari, che verranno assegnati ai contadini e dove per anni hanno coltivato pomodori, tabacco, carciofi e pere. Per l’irrigazione furono costruite, su modello romano, delle canalette che trasportavano acqua per innaffiare i terreni, e nell’attuale piazza, in viale Degli Ulivi, costruirono una fontana – lavatoio, la più grande del comune di Capaccio Paestum, che rappresentava momento di ristoro per i pascoli che scendevano a valle e dove era possibile l’approvvigionamento per gli abitanti, perché non da subito nei poderi fondiari furono provvisti di acqua potabile.  Inoltre vi erano, sempre nella piazza denominata prima, due silos per la conservazione dei foraggi. Purtroppo, oggi, ne la fontana – lavatoio, ne i due silos sono più visibili, per opere di modernizzazione sono state abbattute. Spinazzo, Borgata rossa per eccellenza, fu fondata, nel 1975, una delle cooperative più antiche della Piana del Sele, che a tutt’oggi è ancora in attivo. Oggi è il territorio della zootecnia, dove l’animale più antico del mondo, importato dall’India, la bufala, con la produzione del suo latte si sono create le più svariate leccornie gastronomiche. 

“…La mattina dopo, per tempissimo, trattammo per vie impraticabili e qua e là paludose fino ai piedi di due belle montagne, attraversando canali e ruscelli e incontrando bufali dall’aspetto di ippopotami e dagli occhi selvaggi e iniettati di sangue”. La citazione di Goethe su Paestum, i colti dicono essere tutta merito di Spinazzo, dove lo scrittore tedesco passò nel 1786 e non nascose un po’ di paura. 


“Non so di non sapere”, titola così il libro di paradossi filosofici scritto da Tony Brewer, docenteitalo inglese che da qualche decennio ha eletto Spinazzo a sua residenza. 

Sì, dietro ai templi e al turismo più internazionale di Paestum. Spinazzo terra di miti e leggende affascinanti, di radici e sapori.

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