Relazione Dia, Cilento «calamita» per investimenti camorristici. Allarme per il Vallo di Diano
| di Pasquale SorrentinoE’ stata pubblicata la relazione semestrale della Dia, direzione distrettuale antimafia. Un report sulle indagini a livello nazionale e una “pennellata” sullo stato delle criminalità organizzate in Italia. Per quanto riguarda il Cilento – noto ovviamente per la sua particolare vocazione turistico-ricettiva lungo la fascia costiera – «pertanto costituirebbe – secondo la Dia – un’area di elevato interesse per investimenti nei locali asset commerciali da parte delle organizzazioni camorristiche dell’area napoletana ovvero del nord della Calabria. Di recente, infatti, è stato oggetto di rinnovata attenzione da parte dell’Autorità Giudiziaria e delle Forze di Polizia che hanno documentato nel territorio la presenza di esponenti del clan Fabbrocino, storicamente operante nell’area vesuviana».
Per quanto concerne il Vallo di Diano, inserito – per competenze di Tribunale – nel circondario di Lagonegro secondo la Dia «sarebbe in atto una vera e propria colonizzazione criminale da parte dei sodalizi mafiosi attivi nei confinanti territori campani e calabresi». Si tratta delle «conseguenze» dell’indagine «Febbre dell’oro nero» il cui processo è iniziato da poco. Nel resoconto sulla provincia si rimarca l’eterogeneità geografica del territorio con peculiarità socio-economiche che condizionano anche lo scenario criminale locale.
E poi sulla provincia di Salerno. «A seguito dei complessi processi evolutivi registrati negli scorsi decenni, gli attuali assetti della criminalità locale vedono la compresenza di organizzazioni camorristiche tradizionali e nuovi gruppi emergenti, dediti principalmente al traffico e allo spaccio di stupefacenti. I vuoti di potere creati dalle pressanti operazioni di polizia hanno ingenerato un’accesa conflittualità tra vecchi e nuovi clan sempre interessati al controllo del territorio di competenza». Si legge sul documento. Nel 1° semestre 2022 in provincia di Salerno è stata registrata la presenza di una pluralità di sodalizi, di matrice diversa e ciascuno con un proprio ambito territoriale d’influenza caratterizzato da ampi livelli di autonomia sia con riferimento ai settori criminali di operatività, sia riguardo alle alleanze con analoghi gruppi operanti nei territori limitrofi.
E infine sul Porto di Salerno. «Un’attenzione particolare – si legge ancora nella relazione della Dia – merita lo scalo portuale “Manfredi” per la sua strategica rilevanza riguardo allo sviluppo delle rotte commerciali nazionali e per la sua forte proiezione anche nel mercato internazionale, in ragione della sua posizione geografica e dell’efficiente rete di collegamento anche con l’entroterra verso le vaste aree del Mezzogiorno. In tale ambito, lo scalo portuale negli anni è divenuto un’infrastruttura d’interesse per le organizzazioni criminali, anche allogene, quale snodo di numerosi traffici illeciti quale quello dei rifiuti, delle armi, dei tabacchi lavorati e delle sostanze stupefacenti».
©Riproduzione riservata