Riapertura della torre di avvistamento del cenobio basiliano di San Giovanni a Piro
| di RedazioneSan Giovanni a Piro custodisce negli antichi luoghi dei monaci basiliani i tre momenti del monachesimo italo-greco (eremitico, lauritico e cenobitico) ed è proprio da questi tre momenti che l’Amministrazione ha inteso ripartire per ridare a questo sito l’antico splendore come merita.
I monaci appartenenti all’ordine di San Basilio Magno furono cacciati dall’Epiro nell’anno 750 dall’Imperatore Costantino V Copronimo, succeduto al padre Leone III Isaurico, che continuò con estrema ferocia la sua lotta iconoclasta, fondata sul divieto di riprodurre immagini sacre ereditato dall’Antico Testamento. In realtà, Costantino V sfruttò l’iconoclastia per combattere lo strapotere dei monaci che, da un lato, facevano mercato delle icone, rafforzando in tal modo la loro condizione economica e la loro influenza politica all’in¬terno dell’Impero, e, dall’altro, suggestionavano le folle, sottraendo influenza alla corte imperiale.
La condanna dell’iconolatria diede a Costantino V la possibilità di impossessarsi del ricco patrimonio dei monasteri. Molti monasteri e possedimenti monastici vennero confiscati, chiusi e trasformati in stalle, stabilimenti termali o caserme. Già prima della costruzione del Cenobio, monaci basiliani – in fuga dalle persecuzioni – erano giunti a San Giovanni a Piro benevolmente accolti dai Longobardi, signori di queste terre, per stabilirsi nella zona del Ceraseto, intorno all’800, insediandosi nelle diverse grotte alle falde del monte Bulgheria dove praticavano la preghiera in eremitaggio. La più maestosa delle grotte successivamente fortificata e divenuta una Laura era la Grotta del Ceraseto, già utilizzata a fini di culto e, in seguito, utilizzata come luogo di difesa e di rifugio dagli attacchi dei saraceni.
Grazie alle terre donate dai Longobardi i frati basiliani, intorno al 990 d.c., edificarono il Cenobio e divennero Baroni della Contrada, mantenendo il potere su detti beni anche con l’avvento di Ruggero il Normanno che ratificò le donazioni fatte ai monaci.
Il Cenobio di San Giovanni Battista, divenne da subito un opificio di sapienza, di pietà e di scienza, un bastione di fortezza, un ricettacolo di santi. Già nel 1020 il Cenobio era in piena funzione come centro di produzione e riproduzione di libri e di pratica dell’arte amanuense in quanto esiste prova documentale che in quell’anno il Monaco LUCA copiava il Codice Innocenziano XI, 9, contenente le omelie di San Giovanni Crisostomo, vite di Santi ed altro “per Isidoro Prete ed Igumeno del Monastero di San Giovanni”. E come diceva Umberto Eco, la grandezza di questi monaci va ritrovata proprio in questo: <<…nella produzione e riproduzione della conoscenza, nel difendere il tesoro del mondo cristiano, e la parola stessa di Dio. Finché queste mura resisteranno, la parola divina sarà custodita>>.
Successivamente, ai monaci si fusero gli abitanti dell’antica Buxentum (odierna Policastro) – già fuggitivi da Paestum – dopo che nell’anno 1065 la stessa fu saccheggiata e rasa al suolo da Roberto il Giuscardo, che andarono a creare il paese in c.da San Fantino.
Premesse queste brevi note storiche, val bene illustrare l’intervento svolto.
Un primo intervento, svolto con i fondi del POR Campania 2000-2006 nell’ambito del PIT Parco per l’importo di € 700.000,00, fu diretto al recupero del complesso architettonico con il rifacimento delle coperture e la rimozione dei loculi presenti nell’aula del cenobio risalenti ad una trasformazione dello storico complesso in sito cimiteriale avvenuto già nella seconda metà del XIX sec. L’intervento, oltre a riportare il Cenobio all’originale piano di calpestio, mise in luce alcune preesistenze architettoniche (scalinate, archi, monofore, ecc.) delle quali non se ne conosceva l’esistenza, nonché il rinvenimento di due affreschi nell’auditorium raffiguranti il primo Sant’Antonio con il giglio (databile alla seconda metà del XV sec.) e l’altro raffigurante il volto di San Basilio (databile al XII sec.).
Nella sua attività di promozione culturale, l’Amministrazione di San Giovanni a Piro, nel 2020, ha scelto di continuare a investire risorse nel recupero delle sue radici storiche e così ha deliberato di investire i fondi di cui al D.P.C.M. del 17.07.2020, assegnati in quattro annualità, per un importo complessivo di € 136.790,00, per la prosecuzione del recupero del Cenobio Basiliano.
Tre delle quattro annualità di finanziamento sono state impiegate per la messa in opera della scala all’interno della Torre del Cenobio, con ogni necessario accessorio, in maniera da renderla accessibile in sicurezza, e per il restauro di una piccola cappella posta fra l’auditorium e la torre stessa, che presenta una cospicua presenza di lacerti di affreschi, oltre che per altri piccoli interventi manutentivi con la sistemazione di alcune aree limitrofe. È stato, inoltre, adeguato l’impianto di illuminazione interno ed esterno al Cenobio con utilizzo della tecnologia a LED.
Grazie a questi recenti interventi di restauro, dal 22 agosto si potrà ammirare una interessante cappella laterale, altri spazi del Cenobio e, soprattutto, si potrà accedere nuovamente fin sulla torre del Cenobio e provare ad immaginare le vedette difensive di mille anni fa che da lì scrutavano il mare e la Torre dell’Olivo per approntare le difese della comunità contro gli invasori.
Inoltre, con la restante annualità dei fondi di cui al detto D.P.C.M. del 17.07.2020, nel mentre si operava il restauro della struttura conventuale e della torre, si è proceduto a recuperare e valorizzare il sentiero storico, l’antico “passaggio segreto”, che collegava il Cenobio di San Giovanni Battista e la grotta del Ceraseto, fornendolo di segnaletica orizzontale e verticale secondo lo standard del CAI. Anche questo antico passaggio potrà essere percorso la sera dell’inaugurazione con un’escursione organizzata dal CAI alle ore 16,00.
Ma l’Amministrazione Comunale di San Giovanni a Piro non si è fermata a questo. Unitamente al Comune di Roccagloriosa – ha presentato il progetto “Cilento For All: Un viaggio nel tempo, tra gli antichi Lucani e i monaci Italo-Greci”, classificatosi primo dell’area meridionale e finanziato dal Ministero del Turismo per € 1.499.000, nel corso del quale si indagherà sulla Grotta del Ceraseto con l’ausilio dell’Università degli Studi del Molise – Dipartimento di Scienze Umanistiche Sociali e della Formazione. Con questo intervento di studio, di indagine e di scavo, si intende – per la prima volta – ripercorrere la storia di questo luogo magico, rilevando, con le tecniche più moderne, la consistenza dell’edificato del sito, analizzando le diverse aree e gli usi a cui erano destinate, onde proporre un consolidamento dell’esistente, con il recupero delle antiche vestigia, e riannodando quel filo diretto che la grotta del Ceraseto aveva con il Cenobio Basiliano. Oltre a tanto, l’Amministrazione di San Giovanni a Piro ha già programmato altri suggestivi interventi di recupero del sito che il Sindaco renderà noti la sera stessa dell’inaugurazione.
Abbiamo puntato con determinazione sul progetto di restauro e di recupero del complesso monumentale basiliano – afferma con orgoglio il Sindaco Ferdinando Palazzo – perché riteniamo con assoluta convinzione che l’investimento socio-culturale sia il modo migliore per riallacciarsi alle più antiche radici della nobile e fiera civiltà di questa terra. Questo progetto rappresenta un pezzo importante del sistema turistico e culturale del Comune di San Giovanni a Piro, guarda alla propria storia e disegna un futuro luminoso – dichiara il Consigliere Provinciale con delega al turismo Pasquale Sorrentino.
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