Ricollocare il testo al centro. Dalle prove Invalsi, crollo dei livelli di competenza

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Ricollocare il testo al centro. Dalle prove Invalsi, crollo dei livelli di competenza

Se esiste un precetto che un precettore può ricavare dagli esiti, poco confortanti, delle prove Invalsi inerenti all’italiano, è il seguente. Per coloro che non abbiano familiarità con l’acronimato burocratico-istituzionale, va chiarito che l’Invalsi è l’Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione. Le prove, per molto tempo materia di dispute, si effettuano annualmente, nell’ambito dei tre gradi di istruzione che, una volta, si nominavano scuole elementari, medie e superiori, valutando le competenze degli alunni relativamente all’italiano, alla matematica e all’inglese. I risultati di questi anni esprimono un calo, causa forse il Covid e le lezioni da remoto.

Appuntando l’attenzione sull’italiano, occorre evidenziare che la percentuale di coloro i quali mostrano un grado di competenza idoneo, si riduce, negli ultimi anni, al 69%, in seconda elementare, al 74%, in quinta, resta stabile al 62%, in terza media, diminuisce al 63%, all’ultimo anno delle superiori. Concepite per accertare diversi profili delle competenze linguistiche, le prove si fondano – in massima parte – su testi che fanno da spunto ad un insieme di quesiti. Un modo per evitare astrattezze nomenclatorie della grammatica, lavorando sull’italiano vero di brani tratti da libri e da articoli pubblicati negli ultimi anni. Vale a dire che alla base dei test vi è giustamente il testo.

Come certificano tali risultati, conformi con quelli di simili verifiche compiute in altre nazioni, a partire dagli Stati Uniti d’America, il rischio è che molti soggetti non siano più capaci di capire veramente ciò che leggono. Con tutti gli effetti del caso, dal momento che questa è una capacità determinante per vivere consapevolmente entro l’apparato sociale. Nulla di cui meravigliarsi, se è vero – come sembra – che, in Italia, oltre il 50% della popolazione ammette di non leggere neppure un libro all’anno, mentre quasi il 90% vive, comunica e digita sulla rete. Sprofondata nell’e-taliano dei social network, composto di molteplici immagini e rare parole, e nei microtesti delle chat, ricchi di emoji, gif, stichers e alternati sovente ai messaggi vocali.

Non vi sono cure prodigiose o rimedi semplici per invertire la rotta, però, non par dubbio che la strada risulta certamente quella di ricollocare al centro il testo. Aiutare i giovani a sperimentare il piacere di leggere per divertimento e per passione (ben vengano i suggerimenti di coloro che parlano di libri su TikTok) e insegnare una grammatica concreta e reale, ove ogni categoria sia immediatamente congiunta al ruolo che svolge nella dinamica del testo. Come accade nella scena del romanzo Lo zen e l’arte della manutenzione della motocicletta, in cui il protagonista narra dell’attenzione con la quale pone sul pavimento i vari pezzi del motore via via che li smonta, per eseguire una riparazione. Smontare i testi per svelarne il dinamismo interno e, poi, insegnare a rimontarli per raggiungere lo scopo voluto: leggere, scrivere e comunicare consapevolmente!  

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