Rifiuti da Polla sequestrati in Tunisia: «Intervenga il governo italiano»
| di Pasquale Sorrentino“Non sono bastati un’ingiunzione di rimpatrio emessa dalla Regione Campania, né le sentenze di Tar e Consiglio di Stato che hanno confermato la necessità di riportare in Italia i rifiuti illecitamente esportati in Tunisia. Sviluppo risorse ambientali (Sra), la società italiana che li ha portati in Tunisia e che evidentemente non ha alcuna intenzione di farsi carico dei costi del rimpatrio, ha presentato ricorso presso la Cassazione. Ennesima manovra dilatoria che non tiene in alcun conto il rischio ambientale a cui è sottoposto il porto tunisino di Sousse. Da quasi un anno, infatti, 212 container con migliaia di tonnellate di rifiuti urbani indifferenziati non trattati sono parcheggiati lì e con il sole a 47 gradi la situazione si fa ancora più grave.
È inaccettabile che si continui a perdere tempo e che si rinvii ancora la risoluzione di una vicenda che mette in pericolo ambiente giustizia e collaborazione internazionale. Torniamo quindi a sollecitare il governo italiano, come già fatto anche dalle associazioni ambientaliste italiane e tunisine, a intervenire con urgenza per riportare in Italia i rifiuti e a rivalersi poi nei confronti dei responsabili del traffico all’esito del procedimento giudiziario.”
Lo dichiarano Rossella Muroni, deputata di FacciamoECO, e Majdi Karbai, deputato del Parlamento tunisino del Gruppo Democratico eletto nel partito Corrente democratica.
“Ricordiamo che questa vicenda vede ancora stoccati nel porto di Sousse, sotto sequestro preventivo, i container carichi di rifiuti spediti dalla Sviluppo risorse ambientali alla tunisina Soreplast. Una ispezione delle Dogane tunisine ha infatti rivelato che nei container non ci sono rifiuti plastici come dichiarato, ma scarti di ogni tipo da differenziata domestica destinati non al recupero bensì allo smaltimento in discarica o all’incenerimento. Tipologia che per le convenzioni di Basilea e di Bamako non può essere esportata tra paesi UE ed extra UE – spiegano Muroni e Karbai –. Noi abbiamo sempre ritenuto inaccettabile che mentre in Europa e in Italia si lavora alla transizione ecologica, qualcuno pensi di guadagnare esportando illecitamente rifiuti in un Paese amico e che si temporeggi così a lungo per sanare la situazione. Il tempo e la pazienza sono davvero finiti, è il momento di passare all’azione e di farlo in fretta.”
©Riproduzione riservata