Omertose Evasioni
| di Roberto De LucaPur non essendo giornalista, mi capita, nei giorni di festa, di parlare con la gente del posto; qualcuno è molto informato, qualcuno lo è di meno. Ma tutti, al riparo dalle dichiarazioni ufficiali, sembrano sapere molte più cose di quante ne sappia io del mio povero (anche nei fatti, purtroppo!) paese. Per esempio, avevo denunciato alla Procura della Repubblica del Tribunale di Sala Consilina, come responsabile della sede CODACONS locale, la questione dell’area PIP del Comune di Sassano, costruita in zona di particolare pregio ambientale, così come definita dagli studi tecnici della Comunità Montana del Vallo di Diano. Quel luogo è adesso una discarica abusiva, così come testimoniano molte foto da noi raccolte. Adesso sembra che la zona sia stata ufficialmente declassata a “limacciosa e malsana” da incliti clarinetti, così da poter giustificare un intervento di urbanizzazione (vedremo di che natura). Nononstante sia malsana (ma per la soppravvivenza dell’ultima traccia di palude o per lo sversamento di materiale di dubbia natura?) vi si trovano pecore al pascolo. E buon appetito a tutti i non vegetariani del posto!
Quando a parlare di luoghi malsani (ma solo per interposta persona) sono sedicenti ambientalisti, la cosa non può che dispiacere. Il nostro sospetto è che sia stata fatta una bella manovra di “intelligence” per far scomparire, dai rapporti tecnici della Comunità Montana, un riferimento esplicito alla zona Cappuccini in Silla di Sassano. Se il nostro sospetto corrispondesse alla realtà, si tratterebbe di un errore di “diplomazia” locale, perché esistono testimonianze oculari e scritte di quell’incontro tenutosi il giorno 1 luglio 2003 presso il Comune di Sala Consilina, durante il quale alcuni tecnici dell’ente sovracomunale hanno rilevato l’incongruità della presenza di una zona d’insediamento industriale proprio in una zona di altissimo pregio ambientale, quella di località Cappuccini, appunto. Si doveva inserire quel luogo in una più larga zona di protezione speciale (ZPS), così come richiesto dalla stessa Regione Campania, per tutto un tratto del fiume Tanagro ricadente nei comuni di Sassano, Teggiano, Sala Consilina e San Rufo. Ma, siccome non si trattava di concludere alcun affare (e forse si finiva per ostacolarne alcuni in atto!), la cosa è passata inosservata e adesso si fa finta di non ricordare. Lo ricorderanno, per noi, tuttavia, i numeri di protocollo delle nostre missive inviate a sollecitare decisioni in merito alla perimetrazione della zona da parte degli uffici tecnici: un capolavoro d’ingegneria tipografica comune la risposta a noi inviata. Su quest’aspetto nessuno si perita di intervenire, mentre si va avanti con la zona industriale. “Business as usual”.
Parlando con le persone, tutti ricordano come fosse di dominio pubblico (“vox populi, vox Dei”, verrebbe da esclamare) che l’impresa che stava facendo i lavori nel boschetto proveniva da Casal di Principe. Qualcuno, addirittura, oggi paventa che siano state fatte minacce perché l’Ente comunale non s’interessasse troppo su quello che veniva fatto nell’area del boschetto. In questo caso, speriamo vi siano dettagliate denunce depositate presso la locale stazione dei Carabinieri e che si sia dato inizio a un procedimento penale per le minacce subite. Lo speriamo perché vorremmo ancora pensare di vivere in un paese dove non vige esclusivamente la legge di Gomorra e dove il diritto è fatto salvo. In caso le voci ricorrenti fossero false, allora bisognerebbe smentirle, anziché far finta di nulla e ringraziare l’amministrazione precedente per le infrastrutture realizzate (abbiamo visto come!). Persino sulla stampa, in titoli che a noi non posso essere addebitati, si fa un vago riferimento a questi fatti. Ma nessuno fiata e, tranquillamente, si procede nell’affare della zona industriale. Esistono altri aspetti legati a questa vicenda che, per brevità, dobbiamo tralasciare di raccontare, per ritornare su essi in altri interventi festivi, sperando in altre spontanee evasioni dall’omertà imperante in questi posti, dove il senso civico è merce rara. Tale merce, fortunatamente, è ancora reperibile in qualche angolo riposto della coscienza delle persone.
Qui vorremmo solo fare un breve riferimento alla qualità dei lavori di urbanistica effettuati a Silla di Sassano negli anni. Un esempio è documentato in queste foto. Non sappiamo nulla sulla provenienza delle ditte che hanno vinto le gare di appalto, ma l’evidente sicurezza dello stato dei luoghi e l’egregia fattura lascerebbero pensare che si sia adottato la stessa metologia descritta prima, se non qualche variante meno pericolosa, ma socialmente ugualmente preoccupante. Non si capirebbe, altrimenti, perché si sia lasciato un evidente (eppure inosservato!) buco sul marciapiede – di circa 40 cm di diametro e 60 cm di profondità; non si capirebbe perché il piano dello stesso marciapiede si sia sgretolato in modo così vistoso, nonostante le visibili riparazioni successive; non si capirebbe perché della pietra (che si immagina sia costata non poco alla povera collettività locale) si rifiuti di restare attaccata alla base; non si capirebbe perché si sia recintato il nulla e perché siano state concepite improbabili rotonde ai margini di una strada provinciale. E dire che il posto è stato visitato non solo dal sottoscritto, in questa breve parentesi natalizia, ma anche da alcuni amministratori, rappresentanti del “nuovo”, che hanno inaugurato l’albero di Natale nel bel mezzo di quella che dovrebbe essere una piazza (innominata e innominabile, ahinoi!). Il luogo somiglia piuttosto a un monumento alla pietra e al cemento (dal mio punto di vista cemento selvaggio, a giudicare dalle tante incursioni dei mezzi di locomozione in esso e del fatto che questa preziosa quintessenza del guadagno ha sostituito dei marciapiedi verdi che abbisognavano solo di un rinforzo e di un piccolo tracciato pedonale). Ma ad ogni metro cubo di cemento versato corrisponde un non banale guadagno: l’auspicio è che i soldi dei contribuenti non siano serviti a ingrossare le solite profonde tasche della camorra, che si sta lentamente infiltrando nelle nostre terre, come recentemente riportato in un articolo apparso sul Corriere del Mezzogiorno, nel quale si parla anche di interessi per la vallata legati anche a depositi di materiale tossico. Lo speriamo davvero, almeno per Sassano, nonostante qualcuno possa credere il contrario. A questo punto, forse, non ci resta che attendere che sia la magistratura a dare una risposta ai nostri dubbi. Così, magari, anche noi potremmo dire di appartenere a una comunità consapevole del presente e del passato e responsabile del futuro di questi luoghi, senza dovere aspettare che siano le istituzioni di altre province – alle quali va il nostro più sentito ringraziamento – a dirci quello che sta succedendo (forse già da molti anni) sul nostro territorio.
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