Rimmel (storia di una fine di un amore) di Francesco De Gregori
| di Giuseppe AmorelliFrancesco De Gregori, soprannominato “il principe della canzone italiana”, nasce musicalmente alla fine degli anni 60, presso il “Folkstudio” in Trastevere di Roma, fondato da Harold Bradley nel 1961. La storica “cantina” denominata appunto” Folkstudio era un laboratorio internazionale di canto e di musica popolare”, ed era altresì l’ lhabitat di una serie di cantautori, quali Antonello Venditti, Giorgio Lo Cascio, Rino Gaetano, Ernesto Bassignano. Una fucina di talenti che aveva contribuito a promuovere la cosiddetta “scuola romana” dei cantautori.
La canzone “Rimmel” è stata pubblicata nel 1975, nell’omonimo album. La sua “uscita” rappresenta la rottura con un genere musicale in voga ed in largo consumo. in quel periodo, attardato sulle note cuore/amore/dolore. In quell’epoca definita degli anni di piombo e della emergenza terrorismo, l’Italia era rattristita e afflitta da disordini sociali che ne minavano la stabilità, e ai cantautori veniva richiesto, da critica e pubblico, un impegno sociale e politico molto rilevante che doveva trasparire dai loro testi. Ha sostenuto De Gregori: in quegli anni 70 «Fu una scossa tellurica: il pubblico aveva bisogno di novità, e i cantautori rappresentarono questo».
“Rimmel” non è un disco politico nel senso stretto del termine .Rimmel è una canzone d’amore, ma diversa da tutte le altre: la novità rivoluzionaria è che narra la fine di una storia d’amore. E’ stato scritto che:” Rimmel è, sì, una canzone d’amore storica, ma anche e soprattutto un cruciverba ermetico poco tradizionale, fatto di dettagli – le labbra, le foto, il “collo di pelliccia” – e immagini sfocate, che ricostruiscono un addio gelido e affascinante tutto da immaginare.
Cosi il testo: RIMMEL
E qualcosa
rimane, fra le pagine chiare,
fra le pagine scure,
e cancello il tuo nome dalla mia facciata
e confondo i miei alibi e le tue ragioni,
i miei alibi e le tue ragioni.
Chi mi ha fatto le carte mi ha chiamato vincente
ma lo zingaro è un trucco.
Ma un futuro invadente, fossi stato un pò più giovane,
l’avrei distrutto con la fantasia,
l’avrei stracciato con la fantasia.
Ora le tue labbra puoi spedirle a un indirizzo nuovo
e la mia faccia sovrapporla
a quella di chissà chi altro.
I tuoi quattro assi, bada bene, di un colore solo,
li puoi nascondere o giocare come vuoi
o farli rimanere buoni amici come noi.
Santa voglia di vivere e dolce Venere di Rimmel.
Come quando fuori pioveva e tu mi domandavi
se per caso avevi ancora quella foto
in cui tu sorridevi e non guardavi.
Ed il vento passava sul tuo collo di pelliccia
e sulla tua persona e quando io,
senza capire, ho detto sì.
Hai detto “E’ tutto quel che hai di me”.
È tutto quel che ho di te.
Ora le tue labbra puoi spedirle a un indirizzo nuovo
e la mia faccia sovrapporla
a quella di chissà chi altro.
I tuoi quattro assi, bada bene, di un colore solo,
li puoi nascondere o giocare come vuoi
o farli rimanere buoni amici come noi.
Il titolo della canzone: “Rimmel” proviene dal cosmetico che usano le donne : “un trucco”, un qualcosa di forzato, artificiale, che nasconde una verità inopportuna, non gradita.
Nel brano “Rimmel” De Gregori racconta questo amore finito male, paragonandolo ad un gioco. Anzi paragonandolo ad una partita a carte non proprio corretta. La donna infatti bara, ha quattro assi dello stesso colore: sta usando un trucco. Il testo, appare piuttosto ermetico, ma il titolo parla chiaro: «Rimmel come il trucco che le ragazze usano per gli occhi. Rimmel come qualcosa di artefatto, ma questo disco è fatto per smascherarli, per metterli in evidenza», ha detto De Gregori. L’artista costella la canzone di immagini, di segni che affiorano, di frammenti d’amore. Non si conosce nulla dei protagonisti e di quello che è successo tra di loro: li si immagina, li si raffigura, nella propria testa e nei propri battiti, di sfuggita. Afferma De Gregori: “«Bisogna mettersi nei panni di uno che aveva ventitré, ventiquattro anni. La vita sentimentale di un ragazzo a quell’età è quanto mai gioiosa, piena di domande e risposte. Chiedersi chi ha lasciato chi non ha importanza. Ma in quella canzone non c’è una sola figura femminile. Può essere difficile da credere, ma è un insieme di situazioni, di storie, di sentimenti, di smarrimenti.”
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