Sacco, ArcheoArte taglia il nastro del rifugio Motola
| di Redazionedi Redazione
In una splendida cornice, caratterizzata da un panorama mozzafiato che spazia dal Monte Cervati alla Sella del Corticato fino alla catena degli Alburni, è stato inaugurato il Rifugio Motola. La struttura, di proprietà del Comune di Sacco e gestita dalla società cooperativa ArcheoArte, si trova a quota 1043 metri nel Calore Salernitano e non solo rappresenta un riferimento importante per escursionisti ed amanti del trekking ma è un elemento fondamentale nella direzione di una valorizzazione del turismo delle aree interne del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano ed Alburni.
Al taglio del nastro hanno partecipato, tra gli altri, il sindaco di Sacco Franco Latempa, il direttore del Parco nazionale del Cilento, Vallo di Diano ed Alburni Romano Gregorio ed il vicepresidente del Parco Cono D’Elia.
«Inauguriamo un rifugio di montagna che ci fa vivere pienamente la natura. È anche un momento in cui ci si ritrova nelle esperienze del passato – sottolinea lo staff della Società Cooperativa ArcheoArte – Chi verrà qui potrà godere di paesaggi incontaminati, di panorami ed elementi geologici unici nel loro genere oltre che di siti naturalistici, archeologici e storici di prim’ordine e di un’enogastronomia che non trova confronti con altre realtà. Il Rifugio si trova lungo il percorso del Sentiero Italia ed è la via d’accesso per il Monte Motola, il Monte Vivo ed il Monte Cervati».
«Si tratta di un punto di riferimento per un’idea di turismo ambientale dedicato al territorio – dichiara il primo cittadino Latempa – Il turismo non è qualcosa di meramente locale, riferibile cioè solo al piccolo borgo, ma deve essere di sistema, di rete, e deve mettere insieme il nostro con altri territori per renderlo fruibile e più attraente. Un’iniziativa coraggiosa da parte delle ragazze di ArcheoArte che gestiscono la struttura, le quali si sono messe in gioco e con coraggio stanno portando avanti questo progetto su un territorio che possiede un’anima, una storia, una tradizione».
«Il Parco segue e sostiene iniziative del genere – aggiunge Cono D’Elia – Questa struttura, realizzata dal Parco, è oggetto di una gestione da parte di un team in rosa che ha accettato la sfida di sostenere un nuovo modello di turismo delle aree interne. Oggi esistono le condizioni per immaginare una forma di turismo completamente diversa per il nostro territorio: non solo destinazione mare, ma destinazione aree interne, a partire da storie, da identità culturali e dalla natura incontaminata. Un turismo esperienziale, da realizzare con tutti gli attori locali».
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