La denuncia in Procura: forse un vaso di Pandora
| di Roberto De LucaIl mito racconta che Pandora non resistette alla curiosità di sapere cosa fosse rinchiuso nel vaso custodito da Epimeteo. Quando la fanciulla, cui gli Dei avevano dato in dono tutte le grazie del mondo, aprì quel vaso, tutti i mali della Terra vennero liberati con grande fragore. Solo la speranza rimase rinchiusa nel vaso, perché Pandora, spaventata, tentò presto di mettere rimedio alla sua malefatta. Avessimo oggi l’indirizzo di Epimeteo, potremmo recarci da lui a chiedergli di liberare anche la speranza, per poter ancora credere che un mondo migliore sia possibile.
Questo incipit solo per capire quello che potrebbe succedere dopo che, sabato 11 dicembre 2010, abbiamo presentato una circostanziata denuncia alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Sala Consilina sulla devastazione del boschetto paleo-palustre in via Cappuccini a Silla di Sassano. Questo scritto è per significare la gravità, ma anche l’importanza, insite nel nostro gesto, palese e pubblico. Il fatto: un’area “di particolare pregio ambientale” viene destinata, nel maggio 2003, a zona industriale. Facciamo presente che la carta di destinazione d’uso del territorio, redatta da un gruppo di esperti ed approvata, pochi mesi prima, dalla Comunità Montana del Vallo di Diano, prevedeva la tutela di questi residui rari siti di macchia mediterranea nella vallata. Ma i giochi erano fatti (e forse anche le compravendite speculative), così i lavori venivano appaltati. La nostra associazione si industriava per far comprendere la necessità di preservare quel luogo, ma un’interrogazione parlamentare, presentata al Minsitro dell’Ambiente dall’On. Trepiccione, fu bloccata sul nascere per mezzo dell’attuale sindaco di Sassano, allora parlamentare in quota Verdi. Si comprende oggi la ragione di quell’atto “politico”. Una proposta di istituzione di Zona di Protezione Speciale, proposta dalla Regione Campania su iniziativa di varie associazioni ambientaliste, ancora aspetta un piano di perimetrazione dai comuni di Sala Consilina, San Rufo, Sassano e Teggiano: vi era da proteggere il fiume Tanagro, mica da fare affari! Quindi il paradiso poteva aspettare. I lavori, a quanto si dice in giro, vengono affidati ad un’impresa di provenienza dalle terre descritte nel libro Gomorra di Saviano. Gli stessi lavori, da quello che appare da un nostro sopralluogo, sembrano incompleti e non a regola d’arte. A distanza di qualche mese dalla fine dei lavori, infatti, l’asfalto di una strada incompleta è sgretolato e i marciapiedi sono ondeggianti e, pertanto, insicuri per chi vi dovesse camminare sopra. Ma sembra che questi lavori siano stati consegnati al Comune di Sassano e da questo ente liquidati. L’importo complessivo dell’opera dovrebbe essere superiore a 890 mila euro. L’abbandono successivo del sito e quella strada incompleta nascosta, che taglia in due il bosco, hanno forse incoraggiato qualche maleintenzionato a sversare nell’area di pregio rifiuti di ogni genere. Tutto ciò non ha impedito al capogruppo dell’attuale maggioranza di ringraziare il Sindaco uscente per il lavoro compiuto nella “zona industriale” e rilanciare ulteriori opere a farsi in una recente intervista televisiva. Da voci che raccogliamo in giro, sembra che un ente creditizio (quello a guida del capogruppo della maggioranza?) sia pronto a finanziare le imprese che vogliono investire nell’area del boschetto.
Il presente annuncio di denuncia e la nostra volontà di costituirci parte civile in un eventuale processo dovrebbero far comprendere quanto sofferta sia stata la nostra decisione, assunta semplicemente per dovere civico. A chi sempre suggerisce di non scrivere e di non parlare, diciamo che non si può e non si deve tacere su questi fatti, pena l’imbarbarimento di queste zone. A chi pensa che una semplice segnalazione possa essere sufficiente, diciamo che nemmeno le segnalazioni effettuate “in positivo” hanno avuto esito. Una per tutte: la sorgente d’acqua sulfurea ha ripreso a sgorgare copiosa, ma non vi è stato interessamento alcuno per la qualità di quest’acqua e per un eventuale suo utilizzo a scopi commerciali. Anzi, il povero fiume Cavarelli (lo ricordate?) deve subire adesso anche l’affronto dello zolfo, visto che le acque di ben due sorgenti si riversano direttamente in esso. E meno male che esiste uno sportello Ambiente e Salute, alla cui inaugurazione hanno partecipato amministratori che hanno fornito le autorizzazioni a costruire un inceneritore nel Vallo di Diano. E meno male che l’attuale amministrazione è molto attenta alle questioni di carattere ambientale. Dell’opposizione non parliamo nemmeno, per carità di patria. Sul boschetto, sul Cavarelli, sulla sorgente e sull’ecomostro in pieno centro storico, tuttavia, qualcuno si deve essere leggermente distratto.
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