Roberto De Luca: tra cittadini e servi della gleba
| di Roberto De LucaUn tranquillo sabato in paese, a Sala Consilina. Il flusso di traffico sull’arteria principale ben regolamentato dalla Polizia Municipale, oggi al gran completo. Qualche pedone indisciplinato non attraversa sulle strisce pedonali, ma la gran parte di giovani studenti è attenta e consapevole della presenza dei vigili. Una festa vederli alle 8:15 attendere l’inizio delle attività scolastiche. Forse sarà il ricordo inconsapevole di quando anche noi aspettavamo distratti e un po’ assonnati il suono della campanella sui marciapiedi di Sala Consilina. Parcheggio l’auto e mi mescolo a questa fantastica promessa di vita futura per sottopormi, di lì a poco, a un prelievo di sangue. Subito dopo il lieve salasso (quasi nulla, forse, al confronto di quello che ci aspetterà per effetto della manovra finanziaria!), rompo il digiuno mattutino con un cappuccino e un cornetto. Eppure, "entrato in quel caffè, io non pensavo… " di trovare quella lettera aperta (senza data) firmata dal Comitato Civico "Ponte Cappuccini". Il titolo: "Cosa bisogna fare affinché il Sindaco di Sala Consilina, dall’alto della sua prestigiosa carica, degni attenzione a quei cittadini considerati servi della gleba…!!!". I punti esclamativi abbondano, ma nessuna traccia di un punto interrogativo. Vado oltre nella lettura e vedo che, al di là dell’invettiva, qualche contenuto c’è. Infatti, si legge: "… non si sa se è stata interessata la Sovraintendenza per lo scavo dell’antica Chiesa di Santa Maria e per l’eventuale recupero delle ossa dei defunti o resti sacri". Nel citare i lavori di riqualificazione ambientale nel centro storico, inoltre, si parla di "reintegro dei suoli comunali arbitrariamente occupati". Le cose diventano interessanti, ma ciò resta una denuncia vaga. Una frase indicativa, che mi ha colpito moltissimo (forse anche aprendo una piccola ferita non ancora rimarginata), è la seguente: "…vorremmo dire la nostra, anche perché, non avendo voce in consiglio e non potendo fondare sulla minoranza, che paga di piccoli contentini, si consuma su battaglie di retrovia e non su temi fondanti, ci rivolgiamo direttamente ai cittadini". In un altro passaggio si afferma che "… autorità e lagalità sono praticamente un mesto ricordo". Si conclude dicendo: "Invitiamo, dunque, le forze ancora sane non corrotte della popolazione a pensare di porre in essere azioni che possano delegittimare questi tristi soggetti".
Incomincerei proprio dall’ultima frase, che mi sembra la più meritevole di commento. Chiariamo allora subito che, in democrazia, la legittimazione di una compagine amministrativa avviene attraverso il voto. L’amministrazione attuale, avendo ottenuto la maggioranza dei voti, ha quindi il diritto-dovere di amministrare il paese. Le elezioni sono pertanto un momento importantissimo della vita politica di un comune, di una regione, di una nazione. Ed ecco perché bisognerebbe prestare massima attenzione affinché le operazioni di voto e la campagna elettorale si svolgessero nel modo più corretto possibile. Purtroppo assistiamo a varie forme di comportamenti anomali, che sembra non si vogliano correggere. Vi porto due esempi.
Il primo è quello dei manifesti selvaggi e dei cartelloni Hollywoodiani delle nostre zone. A Policastro, un povero operaio ha perso la vita per affiggere, su una casa in costruzione, dei manifesti, forse non consapevole del fatto che quello che stava facendo era illegale. Una vita si sarebbe salvata se qualcuno avesse fatto intendere chiaro e tondo che i manifesti si affiggono solo negli spazi consentiti in campagna elettorale. Ma nessuno ha il coraggio di dirlo, perché forse siamo tutti vogliosi di ammirare i soliti noti faccioni anche sui bidoni della raccolta differenziata. Dei ragazzi avrebbero evitato la zuffa, nelle ultime elezioni regionali, se qualcuno avesse spiegato loro che i manifesti vanno affissi là dove il Comune, attraverso una delibera di giunta, concedendo degli spazi numerati, ci indica. Si eviterebbe così spreco di carta, di soldi e, a volte, anche di preziosissime vite umane. Ma nessuno parla, perché i politici sono intoccabili: i loro volti sacri affissi a imperitura memoria sui pilastri dei ponti autostradali.
Un altro episodio è quello dell’intrufolarsi dei candidati nei seggi elettorali con un escamotage: farsi designare rappresentanti di lista. In un Comune di qualche migliaio di anime, qualcuno mi ha detto che almeno nelle cabine elettorale avrebbe voluto sentirsi libero; invece, un candidato rappresentante di lista (e di se stesso?) stava a ridosso della cabina stessa. Nessuna traccia del "solido tramezzo", poi, in alcuni seggi per permettere al pubblico (quello sì!) di seguire le operazioni di voto. E, nonostante queste cose siano state denunciate da qualche tempo, nessuno fa nulla, come se questi paesi fossero quasi destinati a un lento declino verso quell’illegalità che serve solo ai potenti di turno, così come anche denunciato nella missiva raccolta nel caffè di Sala Consilina.
Eppure, se la denuncia e, a volte, l’invettiva, servono per smuovere qualche torpore, i metodi democratici ci impongono altri comportamenti. Oscurata malamente la nostra lista nelle ultime elezioni comunali dalle due restanti compagini (che io stesso definii "liste fotocopia", così come sembra convenire adesso il Comitato Civico "Ponte Cappuccini", di cui non conosco i componenti) approfittai delle poche occasioni pubbliche per poter manifestare il mio disappunto sul comportamenbto anche delle istituzioni preposte al controllo del territorio: non avevano mai visto i cartelloni Hollywoodiani e non avevano mai ascoltato ciò che gridavo nei comizi di quartiere: ci stavano coprendo, sistematicamente, i nostri manifesti e stavano adottando metodi di campagna elettorale illecita. Sono arrivati persino a farci parlare al buio a Trinità di Sala Consilina e a far smarrire le chiavi del cancello delle Scuole Elementari di Viscigliete, nel cui piazzale avremmo dovuto tenere un comizio, così come la sera precendente aveva fatto il sindaco uscente (poi riconfermato). Noi abbiamo parlato nella penombra, in un’atmosfera surreale a Trinità, e sul marciapiede a Viscigliete, mentre la gente stava per strada e mentre i lacché dell’amministrazione passavano con la macchina, godendosi lo spettacolo sotto gli occhi della Polizia Municipale. E’ stata una campagna elettorale coretta? No, per molti versi non lo è stata; epperò, il responso delle urne è stato netto, anche perché si è fatto leva sul "voto utile". Ecco allora che, il vero voto utile sarebbe stato quello di dare a una compagine che faceva della trasparenza e della legalità le sue prerogative, così come conferma questa invettiva del Comitato Civico "Ponte Cappuccini".
Concludo dicendo che mi piacerebbe incontrare i componenti del Comitato. Innanzitutto per redarguirli sui metodi e sulle parole utilizzate (lo dico senza riserve!), ma poi anche per consigliare loro di invitare l’amministrazione a rispondere alle loro richieste poste in modo scritto (sembra già da molto tempo), ai sensi della legge sulla trasparenza degli atti amministrativi (241/90 e ss.mm.). Infatti, al responsabile del procedimento amministrativo corre l’obbligo di rispondere alle istanze del cittadino se, appunto, quest’ultimo non è considerato un "servo della gleba". E poi, vorrei dire che, se i membri del Comitato non hanno ascoltato quello che dicevamo in campagna elettorale, almeno facessero ammenda di questa mancanza e condessero alla nostra compagine una seconda opportunità; ovvero, dessero a noi l’opportunità di ribadire, a tu per tu, quanto sia importante portare la voce del cittadino (ma solo nei modi opportuni!) in un consesso che, appena dopo un anno, sembra già appiattito sulla solita gestione bipartisan delle cose: liste fotocopia, appunto. Facile previsione la nostra, dopo aver guardato l’ibrida composizione delle due compagini avversarie, ugualmente formate da elementi di centro-destra e di centro-sinistra, trattino più, trattino meno, al netto dei soliti trasformismi.
Roberto De Luca
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