Salerno, intitolare l’Aeroporto a Parmenide di Elea: l’iniziativa di Donato Riccio e Alessandro Greco
| di Marianna Vallone
Una proposta dal forte valore simbolico, culturale e storico arriva da Donato Riccio e Alessandro Greco: intitolare l’Aeroporto Internazionale di Salerno anche al filosofo Parmenide di Elea, figura cardine della filosofia antica e della tradizione culturale del Cilento. L’idea è di integrare il nome del grande pensatore cilentano alla denominazione attualmente in discussione, che include già i riferimenti a “Costa d’Amalfi” e “Cilento”.
L’iniziativa, presentata da Alessandro Greco e Donato Riccio, dell’associazione “Il Giglio Marino Onlus ODV ETS”, era stata inviata agli organi competenti il 13 luglio 2024, all’indomani dell’inaugurazione dello scalo, ed era nata con l’obiettivo di rilanciare il territorio cilentano anche attraverso un’identità legata alle sue radici più profonde.
«Parmenide non fu solo filosofo, ma anche medico, poeta, astronomo e politico – spiegano – ed è una delle personalità più straordinarie mai fiorite in Magna Grecia. Intitolargli l’aeroporto significherebbe restituire centralità a un patrimonio culturale unico, che ancora oggi ha molto da raccontare».
Parmenide nacque ad Elea (oggi Velia, nel comune di Ascea), nel VI secolo a.C. La sua scuola filosofica, portata avanti da discepoli come Zenone, fu tra le più influenti del pensiero antico, anticipando Aristotele e ponendo le basi della metafisica occidentale.
«Molti scali italiani sono intitolati a figure di spicco della nostra storia recente (Paolo Borsellino, Giovanni Paolo II per citarne alcuni) ma nessuno ha mai pensato di dedicare un’infrastruttura moderna a un pensatore così emblematico del nostro passato classico». Ecco perché, secondo Riccio e Greco, intitolare l’aeroporto a Parmenide rappresenterebbe non solo un tributo al genio cilentano, ma anche un’azione concreta di promozione del turismo culturale.
«Il Cilento è terra di pensiero – concludono Riccio e Greco – e ha pieno diritto di essere riconosciuto nel mondo come culla di civiltà».
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