Sapri, emozioni alla XI edizione del premio Don Giovanni Iantorno con padre ‘Joystick’
| di RedazioneNel segno del ricordo di un grande sacerdote la serata svoltasi in villa comunale a Sapri ieri sera. Don Giovanni Iantorno “saprese doc”, come lui amava definirsi, a distanza di tanti anni dalla sua morte è e sarà presente nelle menti e nei cuori dei tanti amici che lo hanno conosciuto, ma anche delle persone che hanno imparato a conoscerlo attraverso le testimonianze che arrivano da parte di chi lo ricorda. Dopo i saluti dell’assessore del comune di Sapri, Amalia Morabito, la giornalista Antonella Grippo ha coordinato gli interventi che si sono susseguiti. Intimi e profondi i ricordi della sorella del Presule che tanto ha lottato per il diritto alla salute delle popolazioni del Golfo di Policastro. Maria Iantorno ha ricordato la figura di un giovane Don Giovannino che già in tenera età aveva riconosciuto il forte richiamo del Signore diventando seminarista prima e sacerdote poi, sottolineando, oltre la sofferenza del periodo di battaglie per l’apertura dell’ospedale, gli ultimi mesi di vita che lo portarono alla vita eterna a causa di una malattia cardiaca. Il Sindaco Antonio Gentile ha ringraziato Don Giovannino per le sue battaglie e per come sapeva essere sempre vicino alla gente bisognosa. Anche l’illustre ospite della serata, Don Patrizio Coppola, ha pronunciato parole di profonda stima e affetto riconoscendosi in molti dei tratti distintivi che hanno accompagnato la vita di Don Giovanni. Tra i tanti temi affrontati: i giovani e il loro rapporto con la Chiesa ed il loro futuro, i videogiochi come strumento di inclusione sociale, il ruolo della Chiesa nell’evoluzione culturale e sociale. I vari momenti della serata sono stati intervallati dal suono melodioso della tromba di Zizi Trumpet, al secolo Tony Fiordellisi. In chiusura di serata l’assegnazione del “Premio Don Giovanni Iantorno”, XI ediz. a Don Patrizio Coppola con le seguenti motivazioni: “Per aver saputo connette carità e modernità, andando a cercare nell’etere quella generazione solitaria che è la grande questione del nostro tempo”.
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