Sapri, la denuncia: «Qui salute e ambiente sono priorità…ma solo a parole»
| di RedazioneRiceviamo e pubblichiamo integralmente la lettera e le immagini di Sabina Greco.
Se l’attenzione alla questione dei rifiuti da parte di enti e utenze al di là di un abbecedario affidato alla bontà di una cassetta postale fosse una poltrona da acchiappare, una ricompensa al valore da appuntare, un premio da sventolare, un titolo da vantare, un honoris causa da incassare, un azzardo da grattare o un cocktail da sorseggiare, a Sapri qui città della Spigolatrice e supposta gemma dei mari del sud ci si scapicollerebbe per comandare la fila. Trattandosi invece di cosa immonda, sudicia e sozza, roba di nessun valore, da buttare, da raccogliere per essere eliminata, di competenza della nettezza urbana seppure ognuno già produttore di uno scarto, a nessuno qui interessa.
E così un giorno non lontano, galeotta la solita pioggia ad allagare (qui), affiorano dal passaggio al cavedio d’un noto palazzo del posto, come un brutto ricordo a torturare la mente, scarti di ogni tipo a bivacco sulla soglia. Il cavedio o pozzo luce, non ne fa mistero nella sua essenza, ha la funzione di soddisfare le esigenze igieniche e di garantire la salubrità dei caseggiati (nello specifico dare aria e luce agli ambienti che in esso prospettano), una stessa già compromessa dal prepotente alloggiamento di un ascensore privato a ingombrare. Informati tempestivamente e invitati più volte a non volersene disinteressare, con la preghiera di provvedere a incaricare persona di fiducia per lo sgombero e la pulizia, i proprietari tutti principi del foro si avvalgono della facoltà di ignorare ogni cura e sentimento civile e di trincerarsi nel silenzio… il fatto non compete, l’argomento puzza.
Interpellato il primo cittadino in quanto massima autorità locale in materia di sanità e igiene, a mezzo istanza come si conviene, la questione di uno scarto abbandonato selvaggiamente si vede avvolta nello stesso silenzio di una legittima indifferenza… i riflettori di un’emergenza sanitaria si sono spenti; gli accumuli di rifiuti in varie zone della città, già lamentati a settembre dai soliti consiglieri, nell’esimia percezione non sono una minaccia alla salute degli abitanti o una molestia all’ambiente o un’onta deturpante; i tempi di un’appassionata difesa della salute di noi tutti in ogni modo con una calata di droni sul territorio comunale e una brama manifesta di dispiegarvi contingenti di militari dell’E.I., di imporvi controlli presidiati h24 di tutte le arterie di accesso sono andati; il peso di una preoccupazione per la superficialità di qualcuno (non certo per l’eccesso di prevenzione) e di conseguenza la motivazione di assolvere coscienziosamente il proprio compito di garantire al massimo la nostra sicurezza sono svaniti, i topi da pelare son ben altri.
Sottoposta in ultimo, ma non per importanza, la dolente questione all’attenzione dell’Azienda Sanitaria Locale, in ossequio alla consuetudine e nel rispetto di una illustre voce fra le tante a insegnare che i cumuli di rifiuti abbandonati in modo incontrollato, stipati in luoghi improvvisati utilizzati come discariche, possono portare decisamente ad un rischio per la salute legato alla proliferazione di parassiti e alla possibilità della diffusione di malattie infettive se c’è il contatto con le persone, e con la consapevolezza in coda che in queste condizioni di degrado prolifera la popolazione di roditori e di insetti che possono essere vettori di altre patologie,¹ essa è a guadagnarsi lo stesso trattamento del silenzio. E come rammaricarsi se la medesima azienda è a tollerare a due passi nella sua area il passeggio di topi e blatte lungo i sentieri di una catasta, da tempo dimenticata, di spazzatura davanti al reparto di tanatologia dell’ospedale locale… del resto: i morti son già morti e gli astanti molto pazienti.
E così, in barba alle norme in materia ambientale che nell’ambito delle competenze in capo ai Comuni relative alla gestione dei rifiuti urbani e assimilati è a prevedere la sua realizzazione conformemente ai principi di precauzione, di prevenzione, di responsabilizzazione e di cooperazione di tutti i soggetti coinvolti nella produzione, nella distribuzione, nell’utilizzo e nel consumo di beni da cui originano i rifiuti, a Sapri è ragionevole che sulle scale di un condominio o sotto la finestra del tuo soggiorno incroci lo sguardo del topo qui convivente che immoto è a penetrarti con i suoi occhietti stralunati, a spillo caliginosi… odio gli indifferenti anche per ciò che mi dà noia il loro piagnisteo di eterni innocenti.²
¹ Roberto Bertollini, componente del Comitato scientifico Ambiente e salute dell’Unione Europea, nonché ex direttore dell’Organizzazione Mondiale della Sanità a Roma
² Antonio Gramsci
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