Ieri pomeriggio i funerali, intensa la partecipazione della comunità locale
| di RedazioneNel pomeriggio di ieri si sono celebrati a Marina di Camerota i funerali di Jacopo De Martino, il ragazzo che martedì scorso ha perso la vita dopo un intervento chirurgico al ginocchio. La partecipazione della comunità locale si è palesata con intensità, commozione e compostezza.
La parola commozione probabilmente è quella che meglio esprime il senso incastonato in quello che pare essere il non-senso per eccellenza, la morte di un ragazzo non ancora quindicenne. Commozione – nella misura più propria, che coincide con quella etimologica – è il com-motus. Il muoversi insieme. Un percorso da compiere, dunque, che va umanamente e responsabilmente oltre il rito funebre celebrato ieri nella chiesa di Sant’Alfonso da Don Antonio. La comunità che, in una sitazione del genere, trova il senso morale del proprio esserci nell’aiuto che darà alla famiglia di Jacopo, nel proprio contributo umano che donerà loro.
Da questa prospettiva, assume un’importanza fondamentale ciò che sarà, da ieri verso il futuro prossimo, e non già solo ciò che è stato ai funerali. Don Antonio ha espresso con chiarezza questo punto. "Avrete tanto tempo per stare vicino ai familiari di Jacopo – ha detto – e sarà importante quello, far sentire questa vicinanza, ora che si dovranno abituare a vivere senza di lui. Ma ora vi chiedo di evitare alla famiglia il rito dei baci delle condoglianze, di lasciare da parte la vanità: di solito è la famiglia che dispensa dalle visite, oggi facciamo in modo che siamo tutti noi a dispensare loro da questo rito". Per dire: la capacità di com-muoversi, di muoversi insieme, dovrà essere dimostrata dalla comunità da oggi in poi, nel tempo. Questo è il senso, al di là del rito. E nel rito è bastato un applauso lungo, intenso, colmo di commozione.
Nel solco del "muoversi insieme" si sono inseriti pure i pensieri espressi ieri da diversi ragazzi, in ricordo di Jacopo, all’uscita del feretro dalla chiesa. Significativo è stato il momento in cui sono stati liberati in cielo dei palloncini bianchi, mentre la piazza di Marina di Camerota era colorata dalle note della canzone più amata da Jacopo, "Me la caverò" degli 883. Gli sguardi delle tante persone presenti hanno cercato di seguire quei palloncini, "muovendosi insieme", fino a quando è stato possibile, fino a che sono diventati punti nel cielo.
Questa evocazione suggestiva va ora traslata nella realtà dei giorni concreti del prossimo futuro, in un movimento comune che accompagni la famiglia di Jacopo nell’affrontare la quotidianità di un simile dolore. Sembra questo il senso.
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