Scosse di terremoto a largo della costa del Cilento, Ortolani: «Nessun pericolo»
| di Redazione«Nella fascia costiera al di sotto del Cilento e golfo di Policastro, in base all’assetto strutturale fino ad oggi ricostruito e alla storia sismica degli ultimi 2000 anni, non si possono generare sismi in grado di arrecare danni significativi all’ambiente e ai manufatti». A dirlo è il geologo Franco Ortolani, che commenta così le scosse di terremoto che hanno interessato negli ultimi giorni i fondali marini della costiera Cilentana. Dieci i lievi terremoti, registrati dall’Istituto nazionale di Geofica e Vulcanologia, a largo di Pisciotta. La magnitudo va dai 1.5 a 2.8, ad una profondità media di circa 10 chilometri nel sottosuolo.
«Si tratta di eventi di bassa magnitudo che avvengono nella fascia appenninica emersa e sommersa del Cilento caratterizzata da bassa pericolosità sismica come risulta dagli elaborati ufficiali di Ingv», dice Ortolani. «Forti terremoti si sono originati e possono originarsi nella fascia viola che comprende l’alta val d’Agri e l’epicentro del terremoto del 1980 fino a raggiungere l’area dell’Aquila e dell’Italia centrale interessata dai disastrosi eventi dell’anno scorso da Amatrice a Norcia. Gli studi eseguiti finora – aggiunge – hanno consentito di individuare e delimitare le aree nel cui sottosuolo si trovano faglie attive in grado di originare terremoti di magnitudo superiore a 5,4. Nel Cilento costiero e Golfo di Policastro, non sono state individuate faglie sismogenetiche in grado di originare terremoti distruttivi. Nel Cilento costiero i terremoti avvenuti hanno avuto magnitudo massima intorno a 4; nel Golfo di Policastro si ebbe un terremoto di magnitudo superiore a 5 nel 1982, in mare, tra Maratea e Praia a Mare. Le sorgenti sismiche che hanno causato danni lievi ai manufatti sono quelle dell’area epicentrale del sisma del 1857 e dell’evento del 1982 tra Maratea e Praia a Mare».
«In base ai dati disponibili e alle conoscenze strutturali si evidenzia che il Cilento costiero e la Basilicata tirrenica sono stati interessati da effetti macrosismici massimi variabili tra 7 ed 8. – aggiunge – Gli effetti locali di un sisma, oltre che dalla vicinanza e dalla “potenza” della sorgente sismica, sono strettamente dipendenti anche dalle caratteristiche geologico-tecniche locali e dal tipo di manufatti interessati dalle sollecitazioni sismiche. Si ricorda che le faglie attive sismogenetiche in grado di generare violenti terremoti (dal X al XI grado MCS) si trovano più ad est, tra Balvano e Lioni (sisma del 1980), nei pressi di Caggiano (sisma del 1561), tra il Vallo di Diano e l’alta val d’Agri (sisma del 1857) e da Lagonegro alla Valle del Crati e la Sila. Eventi sismici di elevata magnitudo come quello del 1857 potrebbero causare sollecitazioni ai manufatti più preoccupanti di quelle indotte dai sismi che si possono originare nella crosta al di sotto del Cilento costiero», conclude.
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