Scuole «fantasma» nel Cilento, sigilli e confische al patrimonio dei fratelli finiti nei guai

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Scuole «fantasma» nel Cilento, sigilli e confische al patrimonio dei fratelli finiti nei guai

Il complesso meccanismo «truffaldino» adottato prevedeva il sistematico utilizzo da parte dei docenti di «penne cancellabili» per l’annotazione delle assenze e delle lezioni sui registri di classe, in modo tale da poter successivamente consentire l’«aggiustamento» delle registrazioni in segreteria, per evitare che gli studenti superassero il tetto massimo di assenze per essere ammessi alle classi successive, ovvero agli esami di stato finali. L’invio delle tracce relative alle prove di verifica programmate tramite il servizio postale agli studenti fuori sede, la sistematica falsificazione dei certificati di idoneità al quinto anno degli studenti, che venivano successivamente ammessi agli esami di Stato in assenza dei previsti requisiti, la fittizia iscrizione di numerosi alunni alle classi intermedie, che sono risultati effettivamente ignari della loro «partecipazione quotidiana» alle lezioni, necessaria per dimostrare il completamento dei corsi di studi presso gli istituti paritari.

Addirittura, dall’incrocio dei dati è emerso che tra gli studenti falsamente iscritti al corso di scuola superiore vi era una persona che aveva conseguito solo la licenza elementare. Questo è il raggiro scoperto dalla guardia di finanza a Laurena Cilento nel mese di luglio del 2013. All’epoca dei fatti le indagini coordinate dal procuratore della repubblica di Vallo della Lucania, Giancarlo Grippo, e dal sostituto procuratore, Alfredo Greco, permisero, in tutto il territorio nazionale, di emanare un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari nei confronti di due fratelli, titolari di istituti scolastici paritari operanti a Laureana Cilento e Ceraso, già sottoposti a sequestro nel 2012 dalle fiamme gialle, nonché dell’obbligo di firma per altri sette tra coordinatori didattici, assistenti amministrativi e “procacciatori ” di nuovi studenti provenienti da diverse regioni d’Italia.

A distanza di mesi il tribunale del Riesame di Salerno ha confermato i sigilli ai beni patrimoniali dei fratelli Alfredo e Mario Vessicchio. Togliendo solo pochi immobili, perché ricevuti in eredità da parenti scomparsi, il resto delle proprietà a loro intrestate è stata confiscata. Beni che superano il milione di euro. Il giudice del Riesame hanno rigettato l’istanza di dissequestro presentata dal difensore dei fratelli Vessicchio, l’avvocato Felice Lentini. Le indagini della guardia di finanza hanno permesso di appurare che i «due imprenditori agropolesi avrebbero sottratto al fisco 1 milione e 300 mila euro di imponibile» dal 2009 al 2012. Dopo la scoperta delle scuole fantasma e le successive indagini fiscali, i fratelli Vissicchio «avrebbero messo in atto uno stratagemma per “nascondere” al fisco i propri beni». In uno studio notarile di Salerno, avevano costituito un fondo patrimoniale conferendovi i numerosi immobili acquisiti nel corso degli ultimi anni nel Cilento. «Stratagemma», però, scoperto dagli inquirenti. 

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