Semina e canti antichi nel cuore del Cilento alla scoperta della cipolla di Vatolla | FOTO
| di Marianna Vallonedi Marianna Vallone
Marcella, Costabile, Angelo, Celestina e poi Anna, Adolfo, Emilio. Ma non solo. Decine di storie che si intrecciano, famiglie che si legano l’una all’altra come le lunghe foglie della cipolla. Quella di Vatolla tiene unito un territorio, lo rende fiero ed orgoglioso. Perché quella coltivata in questi chilometri, nel cuore del Parco nazionale del Cilento, frazione di Perdifumo, è diversa. Dolce, prelibata, chiara, a forma di trottola. Sa di genuinità, di passato, di mani esperte che da secoli tramandano la sua coltura e i suoi preziosi semi. A celebrarla ieri, nel piccolo borgo, è stata una giornata di eventi, realizzata per far conoscere uno dei riti più antichi della tradizione agreste campana. L’iniziativa, voluta dalla Regione Campania e organizzata dalla Scabec, è stata chiamata “Vatolla. Al cuore della terra” ed ha raccontato, passo passo, il magico momento della semina della rinomata cipolla, tra canti e balli.
Nell’antico borgo medievale conosciuto per il Palazzo de Vargas, dimora che ha ospitato il filosofo Giambattista Vico, contadini e produttori si sono riuniti in un terreno a pochi chilometri dal centro. Vista sul mare e terra argillosa, è tra questi spazi che il tesoro della Dieta Mediterranea cresce e diventa l’ortaggio pregiato che oggi è considerata dagli esperti una delle cipolle più dolci d’Italia, desiderata dai suoi appassionati consumatori. In trentamila ogni anno sa ogni parte della regione e del Paese, raggiungono Vatolla quando tra luglio e agosto per la Festa della Cipolla, organizzata dall’associazione Cipolla di Vatolla, nata nel 2014 e composta da oltre 20 soci tra coltivatori, ristoratori, esercenti commerciali che si dedicano alla coltivazione di questo ortaggio.
La sua storia affonda le radici nel passato. Si racconta che il bulbo originario fosse custodito da monaci che giunsero nell’ottavo secolo nel Cilento. Tra i boschi di Vatolla trovarono quel clima ideale dove piantare i preziosi semi. Attualmente, nel corso della semina, che avviene in inverno per permettere la raccolta nel mese di luglio, si accendono tre falò per riscaldare i contadini. Un rito che simboleggia l’infusione di luce nuova a tutta la natura, soprattutto ai campi di cipolle. Nei campi arati contadini e produttori hanno messo a dimora le piantine, accompagnate dai canti popolari e dai loro racconti, mentre altre donne, preziose custodi di saperi e sapori, hanno preparato pizze fritte su cui aggiungere lo zucchero. Un’abitudine che arriva dal passato: quando si faceva il pane la pasta che restava veniva fritta. Così come la moscia, la pezzella morbida e croccante che si inforna prima del pane. I racconti profumano di buono e sano, lo dimostrano i sorrisi orgogliosi delle tradizioni e della storia di Vatolla.
«Le ricerche fatte risalgono al periodo francescano – spiega Angelo – Nel secolo scorso alcune famiglie hanno iniziato a coltivarla, vendendola nei mercati dei paesi vicini. Man mano la coltivazione si è allargata. E’ una cipolla dolce che ha vita breve, perché a settembre già comincia a germogliare. Bisogna ripiantare il germoglio, si fa fiore, poi seme e a novembre-dicembre li ripiantiamo di nuovo nei nostri campi». Lo racconta, mentre Celestina, braccia e mani fiere, mostra come si fa usando il pastenaturo, l’attrezzo con cui si fa il foro nel terreno per la piantina di cipolla. Costabile mostra le piantine: «sono delicate, non è facile farle», spiega. «Il clima di Vatolla è l’ideale per questo tipo di cipolla, caldo d’estate, esposto al sole, fa bene alla loro crescita». In cucina viene trasformata: deliziosa la genovese, ma anche la frittata e lo spezzatino. «E’ come un finocchio – spiega Marcella – bello e carnoso, non è pungente e non fa mai male».
La musica popolare dei Kiepò ha accompagnato il momento di festa che si è concluso nel pomeriggio con il concerto di Peppe Servillo e i Solis String Quartet nella piazzetta Belvedere. «E’ stato sempre un prodotto importante per l’economia del paese – spiega Rosaria Malandrino, vicesindaco di Perdifumo – ma era solo di integrazione del reddito familiare, oggi si punta a questo prodotto affinchè diventi elemento di economia unico e sufficiente, soprattutto per i giovani. L’associazione che ha organizzato questa festa è composta soprattutto da tanti giovani che si sono messi in gioco per restare nel territorio dove sono nati. E’ un prodotto eccellente che ha una storia, una tradizione, il racconto dei nostri avi. Si sta lavorando piccoli passi alla volta, difendendo la cipolla, studiandola, fino a tutelarla con la Deco. Infine la Festa della Cipolla è nata come una scommessa e ha raggiunto risultati incredibili, dieci serate nei fine settimana di luglio e agosto che hanno portato a Vatolla trentamila persone. Cercheremo di fare sempre meglio».
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