Senato approva fiducia Buona scuola, Carone: «Hanno bocciato il nostro futuro»
| di Marianna ValloneLa riforma della Buona Scuola ha passato il primo scoglio, quello di Palazzo Madama. Il senato ha dato il via libera alla fiducia sul maxiemendamento, che ora passa alla Camera dove arriverà il 7 luglio. Sul voto di ieri interviene Vito Carone, portavoce provinciale di Salerno del sindacato ‘Rete degli studenti medi’, che si è detto perplesso riguardo a quanto deciso ma soprattutto ha sottolineato che è in corso una protesta e che continuerà «con tutte le armi democratiche a nostra disposizione», ha detto. «Riteniamo che la riforma leda in modo grave il diritto dei cittadini ad avere ovunque una scuola di qualità, senza distinzione di ceto sociale, quartieri o regioni. – ha spiegato Carone – La riforma dell’autonomia, infatti, prevede un’offerta didattica ampia ed integrativa solo per quelle scuole che potranno permetterselo, grazie ai contributi di famiglie e privati, ed al lavoro supplementare (pagato? chissà) di personale e docenti». Secondo il portavoce questa riforma «sposta l’asse dei valori della scuola dal sistema docente-alunni al sistema preside-risorse».
E spiega perché: «Il docente perde professionalità (può essere usato laddove serve al preside, non laddove è più preparato, quindi anche in materie in cui non sia abilitato, per esempio il sostegno) e continuità (molti dei docenti precari di quest’anno non saranno assunti, e quelli di ruolo, anziché seguirvi fino alla fine, saranno i primi a dover partire in caso di esuberi, per lasciare il posto a nuovi docenti assunti, ma solo per tre anni). La didattica e le attività aggiuntive (pof) non saranno più decise dai docenti sulla base delle necessità e richieste degli alunni, – continua – ma dal Preside in base all’ottimizzazione delle risorse (preferendo magari progetti cari ai partner finanziatori, o imponendo a personale docente e Ata nuovi carichi di lavoro anche poco o non retribuiti)».
Con la nuova riforma i nuovi docenti saranno scelti e valutati da una persona (o poche più) «in modo arbitrario, – spiega Carone – non sulla base di esperienza e titoli (come avviene ora) ma con criteri totalmente oscuri, che ‘ogni scuola sceglierà in base alle sue esigenze’. In un Paese dove il clientelismo e la raccomandazione sono pane quotidiano, i docenti saranno quindi nominati dai Dirigenti Scolastici, che a loro volta rispondono solo ai Dirigenti del Ministero, nominati dai politici di turno. – e si chiede – Affidereste volentieri i vostri figli e la vostra crescita a persone scelte solo perché amiche di?». «La riforma – conclude il portavoce – lascia a casa un’intera generazione di docenti: tutti coloro che, avendo come sola colpa quella di essere giovani (laureati dopo il 2001, quindi tutti gli under 40!) e motivati (si sono comunque abilitati tra sacrifici, selezioni e spese) non hanno mai avuto la possibilità di misurarsi in un concorso pubblico e pertanto, dopo aver servito la Scuola per anni, ora non sono più ritenuti necessari e saranno quindi tagliati fuori dalle assunzioni».
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