Lettera aperta al Nostro Presidente della Repubblica Italiana
| di Maria Antonia CoppolaIn considerazione di quanto sta accadendo nelle tasche di una fascia di professionisti, una lettrice del giornaledelcilento.it, invia in redazione una lettera aperta che pubblichiamo integralmente, indirizzata al presidente della Repubblica.
Caro Presidente,
a Lei, che è il garante della nostra Costituzione propongo una questione non personale (non soltanto), che ritengo assolutamente anticostituzionale:
a causa del blocco degli scatti di anzianità, fino al 2013, stabilito dalla Finanziaria 2011-2013, entrata in vigore lo scorso 31 maggio, con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto legge sono previsti meno mille euro lordi l’anno per un collaboratore scolastico o un assistente amministrativo, da 2.500 a 3mila euro in meno per gli insegnanti. È questo il “versamento” – medio – che pagheranno i lavoratori della scuola.
Si tratta praticamente, di una “doppia manovra”, che si connette al già dichiarato stop ai rinnovi dei contratti, 2010-2012, che per professori e amministrativi significa, secondo le prime stime Uil Scuola e Flc Cgil – altri 1.500 euro in meno a fine triennio.
Sopporteremo, invece, dal 1° gennaio 2011, un taglio del 5% (circa 400 euro l’anno) della retribuzione di parte variabile, e, più di ogni altra cosa, come insegnanti e Ata, il blocco del rinnovo del contratto triennale. Una misura che “pesa molto”, come ha spiegato al Sole24Ore.com il presidente nazionale dell’Anp, Giorgio Rembado, perché significa «rinviare di altri 3 anni la partita della perequazione esterna con la dirigenza statale dell’Area 1, con un gap in busta paga che arriva fino a 2mila euro lordi al mese».
A pesare di più (come prevedibile), è il blocco degli scatti d’anzianità (dal 2011 o dal 2012 che sia), il quale, secondo stime sindacali, toccherebbe circa 254mila unità, che dovrebbero invece scattare di fascia nei prossimi 2/3 anni, con un risparmio per l’Erario di circa 340 milioni l’anno. Una situazione che si prospetta, al momento, «senza possibilità di recupero». La norma infatti prevede un “allungamento”, per legge, di 2/3 anni della “carriera” del personale, con la conclusione, che un dipendente scolastico (docente o Ata) con un’anzianità di servizio di 5 anni per passare al “gradone” successivo anziché aspettare 2/3 anni, ne dovrà aspettare o cinque o sei. Ciò, ha spiegato al Sole 24 Ore.com il segretario nazionale della Uil Scuola, Massimo Di Menna, vuole dire che per un docente di scuola materna ed elementare, con 15-20 anni di anzianità di servizio, con una retribuzione mensile lorda di 2.146 euro, si profila una perdita, sempre lorda, annua di ben 2.528 euro (-9,9%). Una percentuale, ha aggiunto, che il Governo ha pensato per magistrati, manager pubblici, alti dirigenti statali.
Senza considerare poi che il congelamento delle buste paga, compreso il salario accessorio, avrà “effetti” (per tutti) anche sul versante previdenziale, con “sforbiciate” alle pensioni, che possono arrivare, per le retribuzioni più alte, anche a un 20%.
Ma se è vero com’è vero che SIAMO TUTTI UGUALI DI FRONTE ALLA COSTITUZIONE CIVILE DEGLI ITALIANI, come si spiega che soltanto alcuni di noi insegnanti, in questo preciso momento politico ed economico, in alcune precise (e sfortunate) fasce degli scatti di anzianità, debbano SUBIRE? Le chiediamo che venga rivisitata e modificata la legge che ci riguarda.
La ringrazio per l’attenzione.
Bianca Fasano
Insegnante, giornalista e scrittrice. (Cicero Pro Domo Sua)
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