“Forum Nazionale Frantoiani d’Italia” a Salerno: ma l’olio del Cilento è davvero valorizzato?
| di Giuseppe Galato"È fondamentale che si faccia il punto sulla situazione – tende a precisare un produttore cilentano – di un settore economico importantissimo per la nostra provincia e per il nostro cilento che in questo momento vede grossi problemi di commercializzazione del prodotto dovuti soprattutto alle importazioni dai paesi ad olivicoltura emergente del Mediterraneo (Spagna, Cipro, Albania, Marocco, Libia, ecc…)".
La commercializzazione dell’olio è stata da sempre alla base dell’economia del Cilento. La presenza di questa pianta caratterizza dai tempi dei monaci Basiliani il paesaggio cilentano e ne rappresentava, prima dell’avvento del turismo di massa la principale, e talvolta unica, risorsa delle popolazioni locali, tanto da divenire parte integrante della loro cultura e vita quotidiana.
"Al Forum ci piacerebbe che fosse approntata una sezione dedicata a “Olio di Oliva: la scommessa del Cilento”. Perché è puntando sulle diversità, sulle particolarità, sui (come si usa dire adesso) prodotti di nicchia che possiamo fare la differenza".
Nel Cilento (in particolare nella zona che va da Ascea a Sapri) a farla da padrone fra le varie cultivar vi è sicuramente l’olivo pisciottano, vero e proprio prodotto di nicchia sia per la minima produzione, data la limitata diffusione della pianta, sia per la poca valorizzazione sui mercati dell’olio che se ne ricava.
"Perché tra le tante d.o.p. non è stata prevista una d.o.p. per l’olio “pisciottano”? E pure c’è da ricordare che l’olio pisciottano potrebbe rappresentare un vero prodotto di nicchia visto che l’olivo pisciottano è coltivato soltanto nelle Comunità Montane del Mingardo e Bussento e, in piccola parte, del Gelbison-Cervati, e Alento-Montestella? Ed il comune di Camerota con le sue circa 29.000 piante di “pisciottana” rappresenterebbe, insieme a Pisciotta (circa 26.000), Ascea (circa 34.000), Centola (circa 13.000) e gli altri comuni del comprensorio il nocciolo forte della produzione di un eventuale olio con riconoscimento di tipicità “Pisciottano” (non necessariamente una d.o.p.) da immettere sul “mercato turistico” quale vero “prodotto tipico”. Se quindi vogliamo vincere la “scommessa” c’è un grande lavoro davanti a noi:
– Le Amministrazioni, a tutti i livelli (regione, provincia, parco, comuni), devono riconosce le tipicità del territorio, anche superando ostacoli legislativi e burocratici come è avvenuto per altri prodotti tipici quali il formaggio di fossa o il lardo di Colonnata. Operando, poi, affinché i marchi di tipicità e qualità divengano accessibili a tutti gli agricoltori (oggi, quelli esistenti, costano troppo in relazione all’estensione ridotta delle nostre aziende agricole);
– Gli agricoltori devono impegnarsi per un prodotto di qualità che però rispetti le antiche tipicità;
– Le associazioni di categoria devono lavorare perché vengano realizzati i due punti precedenti con impegno e costanza, non sempre riscontrati in passato;
– Tutti, bisogna lavorare affinché l’olivo continui ad essere una parte essenziale del paesaggio, dell’economia e della cultura cilentana".
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