Il quadro di un territorio fragile: sono 474 i comuni a rischio frane e alluvioni e la provincia di Salerno e’ ‘maglia nera’
| di Maria Antonia CoppolaIn Campania sono 474 i comuni a rischio frane e alluvioni e la provincia di Salerno e’ ‘maglia nera’, è quanto afferma Michele Buonomo (nella foto in basso), presidente Legambiente Campania. ”Ancora una volta – aggiunge – e’ la Campania a piangere la prima vittima dell’anno per il maltempo e della natura matrigna. In Campania – sottolinea Buonomo – manca una politica della manutenzione del territorio. Si interviene con la politica del rattoppo dopo ogni tragedia per poi dimenticare subito dopo di fare lavori di manutenzione, di bonifica e protezione. La lotta al dissesto idrogeologico, agli incendi, all’abusivismo edilizio e’ una questione di governo del territorio, quotidiana, prioritaria qualcosa del tutto diverso dagli interventi e da una politica dell’emergenza”.
”La Campania – denuncia ancora Legambiente – e’ una regione sottoposta al rischio di frane e alluvioni: l’86% dei comuni campani sono classificati a rischio idrogeologico, il fenomeno interessa tutte le cinque Provincie della Regione, ma la piu’ fragile e’ quella di Salerno con il 99% delle amministrazioni a rischio”.
”Numeri – evidenzia l’associazione – che delineano il quadro di un territorio fragile, dove sono 474 i comuni a rischio frane o alluvioni, e che puntano il dito contro uno sviluppo urbanistico e un uso del territorio e delle acque poco rispettosi delle limitazioni imposte dal delicato assetto idrogeologico”. ”Cosi’ – prosegue Buonomo – nonostante il 76% delle amministrazioni monitorate da Ecosistema Rischio Campania di Legambiente preveda nei propri piani urbanistici vincoli di edificabilita’ per le zone a rischio, un sovrabbondante 81% dei comuni presenta abitazioni in tali aree. E le delocalizzazioni procedono a rilento: solo nell’8% dei casi, infatti, sono state avviate iniziative di delocalizzazione di abitazioni dalle aree piu’ a rischio. Zero assoluto, invece, per quanto riguarda le delocalizzazioni di strutture industriali”.
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