Sistema Cilento, regge l’accusa di associazione a delinquere per Cascone e Campanile

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Sistema Cilento, regge l’accusa di associazione a delinquere per Cascone e Campanile

Il Tribunale del Riesame di Salerno ha respinto il ricorso presentato dal consigliere regionale Luca Cascone e da Andrea Campanile, braccio destro del sindaco di Capaccio Paestum, Franco Alfieri, in merito all’accusa di associazione a delinquere. La decisione conferma le contestazioni mosse dai magistrati della Procura di Salerno nell’ambito dell’inchiesta sul cosiddetto “sistema Cilento“.

L’inchiesta, guidata dal procuratore capo Giuseppe Borrelli e dal suo vice Luigi Alberto Cannavale, ha portato il 3 ottobre scorso, all’arresto e poi agli arresti domiciliari di Franco Alfieri, sindaco di Capaccio Paestum e presidente della Provincia di Salerno. Alfieri è accusato di aver manipolato appalti pubblici riguardanti l’illuminazione e la costruzione di alcune strade. L’inchiesta ha scosso profondamente il panorama politico locale, coinvolgendo diverse figure di spicco.

L’accusa di associazione a delinquere

L’accusa, formalizzata nel decreto di sequestro probatorio dei cellulari e delle comunicazioni elettroniche, è stata avanzata dai sostituti procuratori Stefania Faiella e Alessandro De Vico nel dicembre scorso. Durante le perquisizioni, avvenute contestualmente alla notifica dell’avviso di garanzia, i dispositivi sono stati sequestrati per consentire l’analisi di messaggi, chat e flussi telefonici. Tale sequestro è stato oggetto di ricorso da parte di Cascone e di Giovanni Vito Bello, dirigente comunale e collaboratore di Alfieri, ma anche in questo caso il Riesame ha confermato la validità del provvedimento.

La prossima tappa: la Cassazione

Il legale di Giovanni Vito Bello, l’avvocato Felice Lentini, ha presentato un ulteriore ricorso, questa volta in Cassazione. Il caso verrà discusso a Roma nei primi giorni di febbraio, quando anche i legali del sindaco Alfieri, Agostino De Caro e Domenicantonio D’Alessandro, porteranno avanti la battaglia contro il provvedimento restrittivo. Alfieri, attualmente ai domiciliari, aveva già annunciato l’intenzione di dimettersi dai suoi incarichi qualora non ci fossero sviluppi favorevoli.

Le accuse iniziali

Al momento della perquisizione e della notifica dell’avviso di garanzia, le accuse nei confronti di Cascone riguardavano esclusivamente la turbativa d’asta, mentre Campanile era indagato per corruzione e turbata libertà degli incanti. Tuttavia, le indagini hanno successivamente ampliato il quadro accusatorio, portando alla contestazione di reati più gravi.

La vicenda continua a tenere alta l’attenzione pubblica, rappresentando uno dei più importanti scandali amministrativi degli ultimi anni in Campania. Resta ora da vedere quali saranno gli sviluppi giudiziari e politici nelle prossime settimane.

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