Situazione critica per la sanità in provincia di Salerno: «Fate presto, non c’è più tempo»

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Situazione critica per la sanità in provincia di Salerno: «Fate presto, non c’è più tempo»

Una situazione esplosiva e critica, che trasforma l’emergenza sanitaria in un dramma quotidiano. È il quadro drammatico che emerge dalle parole di Francesco, giovane salernitano, il quale racconta le vicissitudini della madre 62enne, cardiopatica e diabetica, costretta a vivere un’odissea lunga cinque giorni nel Pronto soccorso dell’ospedale “Ruggi” di Salerno, in attesa di un posto libero in reparto.

L’odissea di una paziente invisibile

Da venerdì scorso, la donna è rimasta in bilico tra barelle, sedie a rotelle e un corridoio affollato, senza mai ottenere un ricovero adeguato. Francesco, esasperato, ha deciso di denunciare la situazione attraverso una telefonata al quotidiano La Città: «Mia madre è stata trasportata qui per un’ipodemia, ma da allora è intrappolata in un limbo fatto di attese infinite. Le persone sono ovunque, ammassate in spazi che sembrano più trincee che ambienti ospedalieri».

Le condizioni della donna sono peggiorate, aggravate dalla lunga permanenza in un ambiente inadeguato: «Ha dolori alla schiena e temiamo che possano formarsi piaghe. È inaccettabile», racconta Francesco. La sua rabbia è esplosa lunedì, quando, dopo ore di proteste, le rassicurazioni del personale ospedaliero si sono rivelate vane: «Il Pronto soccorso sembra sull’orlo del collasso. Ogni stanza è piena, il caos regna sovrano».

Disparità e rabbia

Francesco denuncia anche presunte disparità di trattamento. «Domenica sera è arrivato un detenuto dal carcere di Fuorni: è stato subito assistito. Nulla da ridire sull’aiuto offerto, ma perché le persone abbandonate da giorni non ricevono le stesse attenzioni?»

Pronto soccorso al limite

Il caso della madre di Francesco non è isolato. I Pronto soccorso della provincia di Salerno, e in particolare quello del “Ruggi”, sono diventati una sorta di “collo di bottiglia” per i pazienti, molti dei quali restano bloccati per giorni prima di essere trasferiti nei reparti. Il picco stagionale dell’influenza, unito alla mancanza cronica di posti letto, ha trasformato il sistema sanitario in un fragile castello di carte, pronto a crollare alla minima crisi.

Un déjà vu del Covid

La scena ricorda la drammatica gestione dell’emergenza Covid: pazienti costretti ad attendere per ore, se non giorni, con il personale sanitario che, nonostante sforzi sovrumani, non riesce a far fronte all’enorme afflusso di casi. Infermieri, operatori sociosanitari e medici sono stremati, ma la domanda supera di gran lunga l’offerta di cure.

Uno sforzo disperato

Le istituzioni sanitarie cercano soluzioni, ma i problemi sembrano insormontabili. I reparti sono pieni e i pazienti con patologie meno gravi, ma comunque urgenti, finiscono per essere relegati in corridoi o sale d’attesa. Molti, esausti, preferiscono rinunciare e tornare a casa, abbandonando la speranza di ricevere cure adeguate.

L’appello di Francesco

«Non possiamo continuare così», conclude Francesco. «Chiedo solo che mia madre, e tutti coloro che soffrono in silenzio, abbiano diritto a un’assistenza dignitosa. Questo non è solo un problema di posti letto: è una questione di umanità».

Un sistema al collasso

La vicenda della 62enne salernitana è l’emblema di un sistema sanitario che rischia di crollare sotto il peso delle sue inefficienze. Nel frattempo, i pazienti e i loro familiari rimangono prigionieri di un’attesa che sembra non finire mai, tra speranza e disperazione.

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