«Speleosub intervenuti a Palinuro usati come carne da macello: bistrattati e mal pagati»

«Alcuni degli speleosub impegnati nelle ricerche a Palinuro, validissimi sommozzatori, sono giunti dai nuclei sommozzatori di Brindisi e Viterbo, sedi che insieme ad altre cinque, il ministro Alfano ha deciso di chiudere con un decreto firmato circa un anno fa per ossequiare la spending review». E’ la denuncia di Antonio Brizzi, segretario generale del sindacato Conapo dei vigili del fuoco. «Siamo rincuorati – ha sottolineato Brizzi – dalle buone notizie sulle condizioni di salute del collega speleosub dei vigili del fuoco colto da malore a Palinuro, si tratta di uno dei nostri migliori e addestrati professionisti e gli auguriamo una completa guarigione. Provvidenziale è stato il tempestivo soccorso da parte dei colleghi».

«Quanto accaduto evidenzia il rischio dell’operazione in corso e più in generale il rischio di essere sommozzatore nei vigili del fuoco, i più bistrattati. Personale altamente specializzato in grado di intervenire in scenari molto complessi ove altri non arrivano, ma con indennità di immersione ridicole rispetto ai sommozzatori delle forze di polizia e delle forze armate» afferma Brizzi. «Da tempo – continua – abbiamo chiesto ad Alfano anche un segnale di attenzione verso tutti i nostri specialisti, ma tace. L’ennesimo schiaffo del governo ai vigili del fuoco. In ogni caso al di la delle nostre richieste di avere retribuzioni parificate agli altri corpi, noi vigili del fuoco siamo e saremo sempre votati al bene primario della sicurezza dei cittadini, ci tengo a dirlo a scanso di equivoci sono i politici che si devono vergognare di usarci come carne da macello». A rischio chiusura, secondo Brizzi lo stesso nucleo sommozzatori di Salerno «dove proprio negli ultimi anni sono avvenuti casi simili a quello di Palinuro. Un gravissimo errore politico e una vera e propria perdita di sicurezza per tutti i cittadini, scelta errata, purtroppo avvallata anche da alcuni sindacati politicizzati, che noi del Conapo chiediamo di ridiscutere».

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