Sri Lanka, turista Camerota lascia capitale: «Non c’è linea, social bloccati. Atmosfera irreale»
| di Luigi MartinoDai loro profili Facebook, con i passaporti in mano e una guida dello Sri Lanka in bella vista, sabato salutavano l’Italia per quella che doveva essere la loro vacanza di primavera alla scoperta dello Sri Lanka. Da quegli stessi social, non molte ore dopo, hanno dovuto rassicurare amici e parenti che non erano in pericolo di vita, nonostante le drammatiche immagini trasmesse dai telegiornali di tutto il mondo. Giusi Bortone, giovane medico originaria di Camerota ma residente a Parma, era appena atterrata a Colombo in compagnia del fidanzato Federico, ieri mattina, quando all’aeroporto ha preso visione di quello che stava accadendo in città. Poi il trasferimento in albergo e il coprifuoco. Raggiunta al telefono dall’Ansa nel pomeriggio di domenica ha fornito la sua testimonianza: «Siamo chiusi in albergo. Poi, una volta cessato il coprifuoco, ci allontaneremo al più presto da Colombo. Siamo spaventati. Siamo arrivati alle 10 e mentre stavamo ritirando i bagagli un ragazzo ci ha informato delle esplosioni. Poi abbiamo visto le immagini dei tg in aeroporto. Siamo partiti da Milano – ha raccontato la dottoressa – e quando siamo arrivati all’aeroporto di Colombo non si respirava aria di terrore, eravamo tutti tranquilli. Però le immagini che abbiamo visto sono state a dir poco terrificanti. E solo allora abbiamo capito la gravità della situazione. Una volta arrivati in albergo, non siamo praticamente più usciti».
Parole confermate da quelle di un altro turista italiano in vacanza da quelle parti, l’avvocato fiorentino Roberto Mariotti: «Non possiamo uscire: qui c’è il coprifuoco». Quanto accaduto lui e la sua compagna di viaggio lo hanno saputo dall’Italia. «Eravamo in pullman – racconta – stavamo andando verso una struttura turistica sul mare. A Colombo dovevamo andare tra qualche giorno, ma ora non so se ci riusciremo. Ci hanno detto di non muoverci da qui». Da Colombo è andata via oggi Giusi Bortone per spostarsi a Dambulla, 140 chilometri dalla capitale. «Il viaggio è durato oltre quattro ore – racconta – ma non abbiamo trovato posti di blocco o particolari controlli. Per fortuna abbiamo lasciato Colombo. Ieri ci siamo fermati a parlare con alcuni turisti spagnoli che hanno sentito chiaramente l’esplosione perché il nostro albergo distava solo 350 metri da uno degli hotel degli attentati. La gente del posto, nonostante tutto, sembra tranquilla. Si respira un’atmosfera irreale tra quello che accade e la percezione che si ha della vicenda. Ancora non sappiamo se proseguire il viaggio o ritornare in Italia. Per ora – spiega – rimaniamo a Dambulla. Soprattutto perché tornare ora in Italia vorrebbe dire tornare a Colombo e la Farnesina ci ha allertato su possibili ritardi e disordini in aeroporto. E poi – conclude – avrei paura di tornare ora in quelle zone. Stiamo cercando di metterci in contatto con l’ambasciata italiana per capire come muoverci. Abbiamo anche difficoltà a usare il telefono in quanto le linee telefoniche sono altalenanti e i social bloccati».
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